L'accordo da 59,5 miliardi di dollari con cui il gigante energetico ExxonMobil intende acquisire Pioneer Natural Resources sembra una chiara scommessa sul petrolio. Gli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio sono passati in secondo piano in un momento in cui Exxon sostiene il ruolo del combustibile nel mix energetico per soddisfare il fabbisogno globale.
Grazie all'acquisizione di Pioneer, la major con sede a Irvin, in Texas, punterà su un territorio - il
Bacino del Permiano - particolarmente fertile: la produzione di Exxon nell'area, infatti, dovrebbe
raddoppiare a 1,3 milioni di barili giornalieri.
La mossa della società ha scatenato, come era prevedibile, la veemente protesta da parte degli ambientalisti, che hanno lanciato strali verso il management accusandolo di voler raddoppiare i combustibili fossili. "Exxon ritiene che i target fissati nell'accordo sul clima di Parigi non saranno raggiunti e quindi sta combattendo con le unghie e con i denti per impedire di arrivare all'obiettivo", ha affermato Mark van Baal di Follow This, un gruppo di azionisti attivisti olandesi.
La battaglia all'interno della società da parte del gruppo degli attivisti si è intensificata già due anni fa, quando Exxon ha preso l'impegno di investire in maniera massiccia su gas e petrolio. L'hedge fund attivista Engine No. 1 è riuscito a spuntare tre posti nel Consiglio di amministrazione, il che gli ha consentito di avanzare richieste per far fronte al cambiamento climatico. In risposta l'azienda ha avanzato piani per ridurre le emissioni di CO2 attraverso la cattura e lo stoccaggio di carbonio, pur mantenendo alta l'attenzione a soddisfare la domanda di energia. "Finché il mondo avrà bisogno di petrolio e gas, saremo tutti concentrati sull'assicurarci che abbiano l'operatore più efficiente, efficace e responsabile che produce petrolio e gas, e lo faccia con la più bassa intensità di carbonio", ha dichiarato ieri dopo l'annuncio dell'accordo l'Amministratore delegato di Exxon, Darren Woods.
Petrolio: cosa pensano gli analisti sull'accordo Exxon-Pioneer
Un punto su cui sembrano convergere le opinioni degli osservatori di mercato riguarda il fatto che l'intesa tra Exxon e Pioneer farà crescere la domanda di petrolio e potrà mantenere alte le quotazioni. "Si tratta di un enorme accordo che testimonia l'impostazione rialzista di ExxonMobil nei confronti della domanda e dei prezzi del petrolio a lungo termine", ha detto Tom Ellacott, analista della società di consulenza Wood Mackenzie.
La società prevede che entro il 2050 oltre la metà della domanda di energia sarà ancora rappresentata da gas e petrolio perché la transizione verso fonti più ecologiche sarà lenta. "Il mondo probabilmente non riuscirà a mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, l'obiettivo fissato dall'accordo sul clima di Parigi", ha scritto in un recente rapporto. Questo è un po' in contrasto con le previsioni dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, che considera il picco della domanda dei combustibili entro il 2030 per poi iniziare la discesa onde evitare effetti dannosi del riscaldamento globale.
Secondo Biraj Borkhataria, analista di RBC Capital Markets, "l'accordo ha senso in termini di aumento dell'efficienza e di garanzia che la società abbia risorse che potrebbero collegarsi alle sue grandi attività di raffinazione e prodotti chimici sulla costa del Golfo".
Petrolio: il prezzo salirà se l'Iran entra in guerra
Un altro driver che potrebbe far crescere i prezzi del petrolio è rappresentato dal possibile coinvolgimento dell'Iran sia coinvolto nella guerra tra Hamas e Israele. A dirlo è l'Amministratore delegato di Pioneer, Scott Sheffield. A suo giudizio, Teheran è un importante produttore di greggio e sostiene la cellula terroristica di Hamas. Questo significa che esistono rischi che il conflitto si allarghi, minacciando le forniture globali di petrolio, già ridotte negli ultimi mesi dai tagli di Arabia Saudita e Russia. "Dipenderà dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, credo, cioè da quante prove ha che ci siano dietro gli iraniani nell'attacco dei militanti di Hamas e se decide o meno di fare qualcosa al riguardo", ha detto Sheffield.