Commodity: Petrolio, cosa succede ai prezzi? | Investire.biz

Commodity: Petrolio, cosa succede ai prezzi?

08 ott 2025 - 09:47

08 ott 2025 - 09:52

A condizionare i prezzi del petrolio è l’eccesso di offerta. Al momento solo la Cina ha aumentato la domanda

I prezzi del greggio hanno testato i livelli più bassi degli ultimi quattro mesi a causa di una combinazione di segnali che vedono principalmente l’offerta in aumento e la domanda che non riesce ad assorbire il surplus.

Tra le principali variabili che stanno incidendo sui prezzi al ribasso, la spinta di alcuni paesi OPEC+ (in particolare l’Arabia Saudita) per riportare sul mercato barili precedentemente fermati, con al vaglio l’ipotesi di aumenti aggiuntivi fino a qualche centinaio di migliaia di barili al giorno; l’aumento delle scorte USA di greggio e benzina; la ripresa delle esportazioni dalla regione curda dell’Iraq.

Per contro, gli acquisti cinesi per riserve strategiche assorbono solo in parte l’eccesso. Secondo Bloomberg, il risultato netto è un mercato con giudizi ribassisti nel breve termine e rischi di surplus nel Q4.

 

 

Petrolio, focus sulle quote di mercato

Negli ultimi giorni sono emerse fonti e sondaggi che mostrano come la produzione OPEC sia effettivamente salita dopo che alcuni membri e in primo luogo l’Arabia Saudita hanno reintegrato le forniture. Qatar, Emirati e Arabia hanno aumentato i flussi verso i mercati internazionali e si parla in sede OPEC+ della possibilità di rivedere ulteriormente i target, con stime degli analisti per aumenti complessivi fino a 400–500 mila barili al giorno per i prossimi mesi).

Questo viene interpretato da Riyadh come una strategia per riconquistare quote di mercato, soprattutto in un contesto di domanda incerta. Le informazioni dei principali analisti hanno rilevato aumenti concreti nelle esportazioni saudite e in alcuni casi si rivedono i livelli di esportazione più alti negli ultimi 12–18 mesi, segnale che il riallineamento dell’offerta non è solo teorico, ma operativo.

Il dato settimanale EIA mostra un aumento delle scorte commerciali di greggio negli Stati Uniti (+1,8 milioni di barili nell’ultima release) e un incremento significativo delle scorte di benzina (+4,1 milioni di barili). Tale indicatore mostra che la domanda di prodotti raffinati non sta crescendo al ritmo necessario per assorbire l’offerta extra. Ne deriva che le scorte in aumento, insieme ad una domanda di carburanti più debole, sono due fattori immediatamente ribassisti per i prezzi.

Sono riprese dopo la sospensione le esportazioni di petrolio dal Kurdistan verso la Turchia e ciò aggiunge ulteriore offerta netta, elemento non trascurabile in un mercato già orientato verso l’eccesso. Gli accordi politici/tecnici che hanno sbloccato i flussi sono recenti e possono mantenere una pressione addizionale sull’offerta globale nel breve periodo.

 

 

La Cina non basta, prezzi in ulteriore calo?

La Cina continua ad accumulare greggio per le riserve strategiche. Gli acquisti significativi di decine di milioni di barili nel 2025 hanno alleviato parte del surplus disponibile sul mercato. Tuttavia, secondo Reuters, questi flussi, seppur rilevanti, non pareggiano l’onda aggregata di offerta aggiuntiva prevista per i prossimi mesi, soprattutto se l'OPEC+ dovesse procedere in modalità “market share” con rialzi di produzione.

Con scorte di benzina in crescita e con una domanda di prodotti raffreddata, i margini di raffinazione sono sotto pressione in molte aree. Meno domanda di prodotto finale significa avere raffinatori meno incentivati a far girare gli impianti a pieno regime, che  non bastano a compensare l’ondata di offerta di greggio.

Circa gli scenari dei prezzi, gli analisti ritengono che una prosecuzione degli aumenti di output dell'OPEC+ in presenza di una domanda non risponde adeguatamente a causa della stagionalità e del rallentamento globale, potrebbero arrivare a pressioni più forti sui prezzi, con rischi di testare livelli significativamente inferiori rispetto ai minimi recenti, addirittura di un ulteriore 10-15%.

Nel prossimo mese saranno da monitorare la decisione formale di OPEC+ sulle quote di novembre e i comunicati ufficiali di Arabia Saudita/UAE. Se oggi il bilancio pende verso l’offerta in eccesso, con prezzi che riflettono tale condizione; tuttavia, la componente geopolitica può ribaltare rapidamente il quadro. 

 


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