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Dai minimi di marzo 2020 i prezzi del rame hanno recuperato oltre il 52%. Vediamo i motivi che spingono al rialzo la materia prima e la sua analisi tecnica
Tra i metalli che durante il 2020 hanno beneficiato di un’importante crescita sui mercati non c’è solo l’oro. Nel suo contratto al London Metal Exchange, il rame ha messo a segno un rialzo del 7,76% da inizio anno e di oltre il 52% dai minimi di 4.371 dollari a tonnellata segnati lo scorso 19 marzo.
Sono diversi i motivi che hanno guidato gli acquisti sul metallo rosso a dispetto dei timori sull’andamento dell’economia a cui è legato per via del suo ampio utilizzo nell’industria. Dal lato della domanda possiamo evidenziare la crescente richiesta della Cina e il suo utilizzo nelle auto elettriche e negli apparecchi tecnologici, mentre per quanto concerne l’offerta è bene guardare alla situazione in Sud America.
Rame: i motivi del rialzo
Partendo dal fronte della domanda, è da considerare come lo scorso luglio la Cina abbia registrato un incremento a/a dell’81,5% delle importazioni di rame, le quali si sono attestate a 554,979 tonnellate. A guidare l’andamento rialzista del metallo sono anche gli ultimi dati economici del Dragone, seconda economia a livello globale, che hanno evidenziato un miglioramento del PMI di agosto elaborato da Caixin a 53,1 punti, sopra la soglia spartiacque dei 50 punti che delinea l’espansione o la contrazione del settore manifatturiero cinese.
Secondo gli analisti di Citigroup, nel 2021 la domanda della materia prima supererà la sua offerta. La ripresa dell’import da parte della Cina ha fatto scendere il rame nei depositi approvati dal LME a 89.350 tonnellate, il volume più basso dal 2005. Oltre all’ex Impero Celeste, si deve considerare come il metallo rosso sia fondamentale per la costruzione delle auto elettriche, settore che beneficia anche dei numerosi incentivi all’acquisto a livello globale come quelli presenti nel Recovery Fund del Vecchio Continente.
Sempre guardando all’Europa, basti pensare che lo scorso luglio le vendite di veicoli elettrici sono cresciute del 131% su base annua, attestandosi a 230.700 unità. Una spinta alle quotazioni del rame arriva anche dall’elettronica, dove è utilizzato nella produzione di numerose componenti grazie alla sua conducibilità termica. Secondo le stime di Shangai Metal, il mercato dei materiali per i circuiti arriverà a valere 36,85 miliardi di dollari nel 2023.
Dal punto di vista dell’offerta invece, è da segnalare come si siano verificate tensioni tra i produttori del Sud America. In Cile, il principale produttore di rame a livello globale, migliaia di lavoratori si sono ammalati a causa del Coronavirus e i siti di estrazione sono stati chiusi perché non considerati come attività essenziale. Una situazione simile si sta verificando in Perù, secondo produttore mondiale.
Rame: l’analisi tecnica
Da un punto di vista grafico, le quotazioni del rame sono riuscite a fornire diverse indicazioni positive dopo essere riuscite a rimbalzare a ridosso del supporto a 4.559,9 dollari a tonnellata, espresso dai minimi della seconda settimana di novembre 2015. Il rialzo che si è sviluppato dalla seconda metà di marzo ha permesso ai prezzi di spingersi oltre la linea di tendenza ottenuta collegando i massimi di giugno 2018 a quelli di gennaio 2020.
La rottura è stata effettuata con una candela Marubozu che ha confermato un deciso ritorno dei compratori. Dopo un breve ritracciamento, i corsi sono riusciti a completare il breakout del livello orizzontale di lungo periodo a 6.480,6 dollari a tonnellata, lasciato in eredità dai top di maggio 2015. In questo senso, un potenziale obiettivo degli acquirenti sarebbe individuabile ora a 7.312,8 dollari, dove transita la resistenza ereditata dai top di dicembre 2017.
Operativamente si potrebbero valutare strategie di natura long in caso di un test dei 6.500 dollari. In tal senso, lo stop loss sarebbe localizzato a 6.150 dollari, mentre l’obiettivo a 7.000 dollari. Nel lungo periodo invece un potenziale punto di ingresso per un’operatività rialzista sarebbe individuabile sulla soglia psicologica dei 6.000 dollari, dove verrebbe effettuato il pullback della trendline menzionata prima. In questo caso lo stop loss sarebbe localizzato a 5.444 dollari e il target a 6.750 dollari.