Il rally di oro e argento è incontenibile. All’inizio della settimana, i due metalli hanno fatto segnare nuovi record, con l’oro in progressivo avvicinamento alla soglia dei 4.500 dollari l’oncia e l’argento in quota 70 dollari l’oncia. Da inizio anno, l’oro ha guadagnato circa il 70%, mentre l’argento ha registrato un +140%, mettendosi entrambi sulla buona strada per la migliore performance dal 1979.
L’ultimo sprint delle materie prime sembra dettato dalle tensioni tra Stati Uniti e Venezuela. Gli USA hanno bloccato il petrolio venezuelano, mentre il presidente Donald Trump valuta un’azione militare se il suo omologo Nicolás Maduro non si dimetterà.
Oro e argento sono considerati beni rifugio in periodi di incertezza geopolitica. "Il blocco statunitense delle navi petrolifere sanzionate rappresenta un catalizzatore geopolitico chiave e un rischio diretto per l’inflazione, minacciando le forniture di petrolio e spingendo i mercati verso l’oro come copertura definitiva contro ulteriori incertezze", ha affermato Hakan Kaya, senior portfolio manager di Neuberger Berman. “Gli investitori stanno effettivamente sottoscrivendo una polizza assicurativa enorme e sempre più costosa su un sistema finanziario e geopolitico sempre più instabile.”
Oro e argento sono anche sostenuti dalle aspettative di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel prossimo anno. Gli ultimi dati macroeconomici, che hanno mostrato un aumento del tasso di disoccupazione e una riduzione dell’inflazione negli Stati Uniti, dovrebbero rimuovere gli ultimi dubbi della Banca centrale su una politica monetaria più accomodante. Tassi più bassi implicano un costo opportunità minore nella detenzione di asset non redditizi come oro e argento.
A pesare è anche la svalutazione del dollaro, dato che i due metalli sono quotati in valuta americana. “Per svalutazione si intende la teoria secondo cui i metalli preziosi proteggono contro l’erosione del valore delle valute tradizionali come il dollaro”, ha spiegato Arun Sai, senior multi-asset strategist di Pictet Asset Management.
Oro e argento: quali sfide per il 2026?
Con il 2026 ormai alle porte, gli investitori si interrogano se oro e argento continueranno la loro straordinaria corsa verso nuove vette. Molti fattori vanno nella direzione favorevole ai metalli, incluse le tensioni geopolitiche sempre presenti. L’escalation degli attriti USA-Venezuela potrebbe essere uno di questi fattori.
Hamad Hussain, economista per clima e materie prime di Capital Economics ritiene che tale escalation "potrebbe sostenere i prezzi dell’oro marginalmente, ma il sentiment rialzista del mercato sta facendo la parte del leone nell’aumento dei prezzi”. Ma il mercato seguirà anche le dinamiche sul conflitto Russia-Ucraina, con l’auspicio di una pace ancora molto difficile da raggiungere.
Per quanto riguarda la Fed, gli investitori osserveranno la nomina del prossimo presidente dell’istituto monetario, la cui indipendenza e credibilità potrebbero essere messe in discussione dalle pressioni di Trump. Ciò influenzerà inevitabilmente oro e argento, soprattutto se il nuovo governatore sarà incline a politiche estremamente accomodanti.
“Guardiamo alla credibilità fiscale a lungo termine degli Stati Uniti, perché penso che questo sia il principio condizionale per avere una Fed indipendente e un presidente razionale,” ha affermato Matthew McLennan, responsabile del team globale di valore di First Eagle Investments.
Un altro aspetto su cui verranno puntati i riflettori è probabilmente l’inflazione salariale, strettamente collegata alla protezione che oro e argento attuano contro le dinamiche inflazionistiche. “Quello che davvero conterà in futuro dipenderà dal fatto che le offerte di lavoro, che recentemente hanno mostrato un aumento, seguano l’andamento degli utili aziendali,” ha aggiunto McLennan.