Se c'è una valuta che gode di ottima salute questa è la
sterlina britannica. Nel 2024, la moneta del Regno Unito è stata quella meno debole rispetto al dollaro USA. Basti pensare che tra sterlina e yen giapponese c'è un gap di circa 5 punti percentuali al cospetto del biglietto verde. La buona performance della divisa di Sua Maestà bissa quella dello scorso anno, quando la sterlina è risultata la migliore sul dollaro dopo il franco svizzero guadagnando il 5,2%. Sembrano lontani i tempi del 2016, allorché ci fu un tracollo di 15 punti percentuali a seguito del voto su
Brexit, o del 2022, anno in cui le allegre proposte fiscali del governo Truss misero in crisi i mercati valutari affossando dell'11% la moneta della Perfida Albione.
Adesso gli investitori stanno comprando sterline soprattutto per un motivo:
il probabile ritardo della Bank of England a tagliare i tassi di interesse rispetto alle altre Banche centrali. Tale ritardo è giustificato semplicemente dal fatto che l'inflazione in Gran Bretagna è ancora distante dall'obiettivo del 2% e le attese per i prossimi dati macroeconomici non indeboliscono il quadro generale che vuole un livello dei prezzi ancora insidioso. Giocoforza,
i più alti rendimenti britannici rendono la sterlina conveniente in confronto alle altre valute, tenuto conto del fatto che sia la Federal Reserve che la Banca Centrale Europea si apprestano nei prossimi mesi a dare le prime sforbiciate al costo del denaro.
Sterlina: ecco come si presta al carry trade
Alcuni segnali che arrivano dal carry trade dimostrano come gli investitori preferiscano la sterlina in questa tipologia di operazioni. Il carry trade consiste nel prendere a prestito monete a basso rendimento come ad esempio lo yen, per investire in divise con un rendimento maggiore tipo appunto la sterlina, lucrando sulla differenza di interessi. In questo momento finanziarsi in yen significa non pagare praticamente nulla in termini di interessi, mentre investire in sterline equivale a percepire rendimenti superiori al 5%. Chiaramente bisogna tenere in considerazione che un andamento sfavorevole del cambio GBP/JPY potrebbe compensare almeno in parte il guadagno dettato dallo spread di rendimento tra le due valute.
Secondo i dati della
Commodity Futures Trading Commission, il posizionamento settimanale degli investitori nelle attività di carry trade indica una
posizione lunga in sterline per un controvalore di 2,71 miliardi di dollari, ossia una delle maggiori degli ultimi 10 anni. Finora, i trader hanno molto utilizzato il dollaro neozelandese da contrapporre allo yen nelle operazioni di carry per via degli alti rendimenti della valuta oceanica, ma c'è da dire che il "kiwi" non ha la stessa liquidità della sterlina e questo potrebbe rendere la strategia più rischiosa. Infatti, come dimostrano gli ultimi dati della
Banca dei Regolamenti Internazionali, circa il 13% del volume giornaliero degli scambi nei mercati valutari è rappresentato dalla moneta britannica, e solo l'1,7% dal dollaro neozelandese.
Cosa aspettarsi?
Analisti e investitori sono convinti che la sterlina continuerà a ricevere l'attenzione del mercato nei prossimi mesi. Quello che coinvolge la divisa del Regno Unito "è uno dei carry trade più performanti del G10 perché si prevede che i tassi di interesse britannici rimarranno alti più a lungo", ha affermato Kathleen Brooks, direttore della ricerca del broker XTB.
Della stessa opinione è Kamal Sharma, strategist valutario di Bank of America. "Con uno dei tassi ufficiali più alti del G10 e la nostra aspettativa che la Banca d'Inghilterra sarà la più lenta a normalizzare la politica, la teoria ci dice che questo dovrebbe essere un terreno fertile per la sovraperformance della sterlina nel Forex". Tra l'altro, l'esperto ha sottolineato come le valute con bassi rendimenti come lo yen e il franco svizzero, utilizzate per prendere a prestito nelle operazioni di carry trade, continuino a sottoperformare.