Dopo gli incrementi di quasi 8 e di circa 10 punti percentuali messi a segno nel mese di novembre, sembrerebbe che l'S&P 500 ed il Nasdaq100 siano in grado di registrare nuovi rialzi da qui a Natale.
Anche se i banchieri centrali stanno provando a calmierare i mercati con messaggi “hawkish”, le indicazioni che arrivano dall’economia reale segnalano che l’inflazione è ormai sotto controllo - a meno di shock esogeni e imprevedibili - e l’andamento dell’economia ha segnato un rallentamento.
“Ciò significa che le cattive notizie continueranno ad essere buone per il momento, cioè il raffreddamento del mercato del lavoro sarà accolto con un applauso dai mercati azionari”, ha detto di Gianluca Ungari, Head of Portfolio Management Italy di Vontobel. "Seguendo la logica del 'bad news is good news', un rallentamento (nota bene: non una recessione) significa una posizione più accomodante della banca centrale".
Alla luce della dipendenza dai dati delle politiche monetarie, gli operatori danno per assodato che il picco dei tassi sia stato raggiunto e che nel 2024 assisteremo a più tagli dei benchmark (sia nel caso della BCE che in quello della Federal Reserve per l’anno prossimo i mercati monetari stimano una riduzione dei tassi di un punto percentuale).
Stagionalità S&P500 e Nasdaq100: verso nuovi record a dicembre?
Riportatosi sopra quota 4.500 punti, lo S&P500 non è lontano dai 4.607 punti registrati a fine luglio 2023 che, se raggiunti, spianerebbero la strada in direzione dei massimi di tutti i tempi toccati a gennaio 2022 a 4.818 punti.
Indicazioni simili per il Nasdaq100 che, dopo esser salito martedì sui top dal gennaio 2022 a 16.118 punti, è a meno di 5 punti percentuali dal massimo storico fissato a 16.764 punti nel novembre 2021.
Grazie all’aiuto del servizio offerto da Forecaster.biz, possiamo analizzare l’andamento messo a segno dai due indici nel mese di dicembre. Per quanto riguarda lo S&P500, nell’ultimo mese dell’anno ha registrato un rialzo nel 70% dei casi se guardiamo gli ultimi 10 anni e nel 75 per cento analizzando i dati relativi agli ultimi 20 anni. Nel primo caso il ritorno medio è stato del 2,6% mentre nel secondo del 2,8%.
Guardando invece al Nasdaq100, il confronto decennale segna un tasso di successo del 60% mentre nel caso della serie storica partita nel 2003 l’indice ha fatto segnare un incremento nel 55% dei casi con ritorni medi fissati rispettivamente al 3,1 ed al 3,5%.
“Lo slancio scatenato la scorsa settimana - continua Ungari- potrebbe durare fino alla fine dell'anno. Nel breve i titoli azionari sono destinati a trarre maggiori benefici e sono quindi da preferire alle obbligazioni”.