Il primo semestre di questo 2021 ha decretato un vincitore: le materie prime. I rialzi delle commodity sono stati rilevanti e hanno iniziato a intimorire gli investitori con le spinte inflattive che stanno generando a cascata. Eppure nei prezzi delle materie prime non tutto potrebbe già esser prezzato e renderle così sopravvalutate.
Uno dei settori più convenienti quotati sul mercato europeo,almeno dal lato dei fondamentali, è quello minerario. Gli analisti hanno alzato le stime di crescita degli utili in modo consistente grazie naturalmente al recente rally del prezzo delle materie prime e alla ripresa in corso da parte del gigante economico più affamato di commodities, ovvero la Cina.
Quotazioni raddoppiate ma valutazioni cheap
L’indice settoriale Stoxx 600 Basic Resources ha raddoppiato il suo valore da marzo 2020 e secondo Bloomberg prezza ancora oggi a un rapporto prezzo/utili inferiore a 10, il livello più basso del mercato e soprattutto in termini relativi il livello più “cheap” rispetto al generico Stoxx 600 degli ultimi 13 anni. Citi stima che gli utili saliranno del 12% nel 2021 e del 8% nei due anni successivi consentendo al settore di mettersi anche al primo posto per dividend yield visto che attualmente lo stesso è stimato nell’ordine del 6%.
I prezzi dei metalli dell’ultimo anno sono ovviamente un motivo per ritornare a guardare con ottimismo al settore. L’indice Bloomberg Industrials Metals è salito in 12 mesi di oltre il 50%. Gli analisi sono piuttosto scettici sulla possibilità di vedere un allungo del genere nel prossimo anno. Ricoperti i gap di offerta che si erano accumulati durante le prime fase della recessione economica e recuperati i livelli di scorta soprattutto sul mercato cinese, il prezzo attuale potrebbe essere equilibrato.
Tutto dipenderà dalla ripresa globale ed ovviamente sempre dalla solita campagna vaccinale. JP Morgan ad esempio indica nel possibile picco dell’impulso al credito cinese un indicatore di possibile stop nel rally dei metalli. Barclays rimane invece sovrapesata sul settore indicando nei nuovi investimenti strutturali, ma anche nella nuova ricerca di metalli in grado di favorire la transizione ecologica, una spinta decisiva alle quotazioni future del settore.
Come investire sul settore con due ETF storici
Due sono gli ETF che replicano l’indice settoriale basic resources europeo. Parliamo di Lyxor e Xtrackers Stoxx Europe 600. Fondi storici che a 5 anni hanno praticamente le stesse performance e che quindi indifferentemente possono essere scelti dall’investitore. Da verificare un eventuale razionalizzazione della gamma Lyxor dopo l’ingresso di Amundi ma comunque lo strumento (ISIN LU1834983550) ha una capitalizzazione superiore ai 700 milioni di euro e difficilmente verrà rimosso dal listino. Detto ciò i due ETF (l’ISIN di Xtrackers è LU0292100806) sono a replica sintetica ed hanno gli stessi costi, 0,3% per anno.
Come per il settore aurifero commentato qualche giorno fa, l’indice è concentrato in 21 azioni con Rio Tinto e Bhp che fanno il 40% del portafoglio. Gran Bretagna che pesa per il 53% a livello geografico seguita da Svezia e Svizzera con il 10%. Rischio cambio quindi elevato su questo tipo di ETF. Il 65% delle società sono minerari puri, ma all’interno del paniere troviamo anche cartari (10%) e società operative sull’acciaio (7%).
Stoxx 600 Basic Resources: il quadro grafico
Andiamo a vedere adesso graficamente come si sta comportando il settore. Pochi dubbi circa la valenza dell’ultima gamba di rialzo. Non solo ha evitato di scendere sotto i minimi del 2009 e del 2016, ma ha anche formalizzato un doppio minimo con il superamento dei massimi del 2018.
Al di là di movimenti di pull back, il ritorno sui massimi storici appare solo una questione di pochi anni per un settore rimasto indietro per forse troppo tempo. Cosa potrebbe rovinare questo percorso? Naturalmente una pesante recessione economica che per i prossimi 12-18 mesi mi sentirei però di escludere.