La duration rappresenta il tipico indicatore utilizzato per misurare uno dei rischi principali per un investimento obbligazionario. Quello legato al tasso di interesse. L’informazione è facilmente reperibile sulle schede mensili di fondi e duration e ha la stessa importanza del dato di rendimento a scadenza. Anzi, in alcuni contesti di mercato, come quello visto nel 2022, è decisamente più impattante. Bassi rendimenti su indici obbligazionari generici determinano spesso alta duration di portafoglio e quindi maggiore sensibilità ai movimenti sui tassi. Sensibilità che si traduce in perdite di valore in caso di rialzi dei tassi. Guadagni in caso di ribassi.
In rete troviamo tante definizioni di duration di un’obbligazione. Di seguito ecco quella fornita da Borsa Italiana nella sezione educational:
La duration, o durata finanziaria di un titolo, è una misura ampiamente utilizzata nei mercati obbligazionari (fixed-income) per valutare l’investimento effettuato e i rischi connessi a eventuali cambiamenti dei tassi d’interesse. La duration viene considerata anche come una misura approssimativa della volatilità di un titolo obbligazionario, quindi una duration elevata indicherà tendenzialmente rischi minori ma maggiori rendimenti e viceversa. La duration è espressa in giorni e anni e fornisce, a un dato momento della vita di un titolo a reddito fisso, il tempo necessario perché esso ripaghi, con le cedole, il capitale investito inizialmente.
ETF su specifici tratti della curva dei rendimenti
Quando acquistiamo un ETF che investe genericamente in obbligazioni governative, societarie o emergenti, il dato di duration è solitamente medio elevato a causa della presenza di obbligazioni con diverse scadenze all’interno del paniere dei titoli acquistati dal gestore. Troveremo infatti titoli con scadenze inferiori a 1 anno così come titoli con scadenze superiori a 10 anni ripartiti proporzionalmente per quello che è il peso attribuito a ciascuna scadenza dal benchmark di riferimento.
Per ovviare a questo problema gli emittenti hanno deciso negli ultimi anni di offrire agli investitori ETF che investono solo su specifici tratti della curva dei rendimenti. Le motivazioni alla base di questa scelta sono fondamentalmente due. Offrire una maggiore granularità dell’investimento obbligazionario a beneficio di un’asset allocation più minuziosa e favorire le opportunità speculative passando da un tratto di curva all’altro sulla base delle proprie convinzioni di mercato. Su Borsa Italiana le sole obbligazioni governative presentano quasi 250 ETF specifici per tratti di curva.
I regolamenti degli ETF normano a priori non solo quali obbligazioni possono essere acquistate e quali no all’interno del portafoglio, ma anche quelli che sano i criteri di ribilanciamento e esclusione quando certi titoli non sano più eleggibili per rimanere nel portafoglio dell’ETF. Il classico esempio è quello di un ETF che investe in titoli obbligazionari con scadenze residue comprese tra i 7 e i 10 anni. Il titolo di Stato acquistato in origine con una scadenza residua di 10 anni verrà liquidato dal gestore (in perdita o in guadagno questo non lo possiamo sapere in anticipo) quando il titolo avrà una scadenza residua più breve dei 7 anni. In realtà i gestori tendono a liquidare i titoli anche in anticipo rispetto alla perdita dei requisiti per ottimizzare il portafoglio sulla base delle condizioni di mercato.
I tratti di curva più comuni utilizzati negli ETF quotati in Italia sono 0-3 anni, 3-5 anni, 5-7 anni, 7-10 anni e oltre i 10 anni. Ogni casa d investimento personalizza questo range temporale sulla base del tipo di obbligazione e della geografia. Quindi potremo trovare ad esempio ETF che investono solo in titoli corporate con scadenza 1-3 anni oppure titoli statali con scadenza oltre i 20 anni. Spesso vengono introdotte dai regolamenti limiti anche sul tipo di titoli che non possono entrare nel portafoglio titoli. Ad esempio per ETF che investono su tratti di curva specifici per titoli di Stato non è infrequente rilevare l’esclusione di bond inflation linked, municipali, strips, ecc…
Anche in questo caso la lettura del KIID è altamente consigliata per comprendere bene quale tipo di rischio si correrà in termini di sensibilità all’andamento dei tassi di interesse e di esposizione ad un certo comparto obbligazionario acquistando un ETF che investe solo su specifici tratti di curva.