Non è mai bello infierire su chi si trova in difficoltà, ma quando questo accade nel mondo degli investimenti finanziari su scelte che erano palesemente sciocche quando furono fatte, credo che infierire diventi anche educativo. Educativo per non ripetere gli stessi errori in futuro.
Mi sto riferendo alle cosiddette meme stocks e a tutto quel codazzo di guru dell’ultima ora che, sfruttando il più classico degli effetti gregge su social network come Reddit, cercava di convincere il mondo della bontà di certe scelte di investimento su azioni semi sconosciute; oppure se conosciute dimenticate dal mercato per ovvi motivi di redditività prospettica.
Come non ricordare il caso GameStop ad esempio che, sull’onda del tam tam social divenne virale nel 2021 spingendo molti investitori ad entrare sul mercato a prezzi ben più alti dei 20$ a cui quota oggi GameStop. In poche giornate l’azione raggiunse gli 80 dollari per poi crollare in altrettanti pochi giorni a 10 dollari.
Virgin Galactic, Nokia, Palantir, BlackBerry sono alcuni dei nomi che il mondo dei social ha “consigliato” di comprare con esiti abbastanza imbarazzanti come era prevedibile. L’industria degli ETF non si è fatta sfuggire l’occasione quotando addirittura un ETF di nome “Buzz”. L’emittente è VanEck che nel febbraio 2021 colse al volo il desiderio dei consumatori quotando l’ETF Social Sentiment. Il nome dice già tutto, ma dopo quasi due anni che fine ha fatto quell’ETF adesso un po' dimenticato da tutti?
Come ha performato l'ETF delle meme stock
L’ETF replica l’indice UZZ NextGen AI US Sentiment Leaders Index che racchiude le 75 più importanti società americane quotate che hanno il più elevato gradimento in termini di sentiment sulle risorse online come social media, articoli e blog. L’effetto gregge trasformato in ETF. Pagato profumatamente caro da un investitore (75 punti base all’anno il costo dell’ETF), Buzz alla fine di novembre riportava ancora una performance negativa del 40%, quattro volte peggio il mercato azionario americano.
Fortunatamente mai collocato in Europa, Buzz ha ancora GameStop nella top ten dei titoli a cui si sommano società cadute un po' in disgrazia in termini di quotazione di mercato come Netflix, Meta, Nvidia e Tesla. Snap, Palantir, Coinbase. Tutti nomi che proprio sul web trovano ancora oggi una risonanza che purtroppo non si sta traducendo in utili operativi a bilancio. Quelli che contano per definire un prezzo di un’azione. Abbastanza diversificato a livello settoriale, l’ETF vede ovviamente la tecnologia a fare la parte del leone con il 30% di peso, seguita da consumi discrezionali al 20% e media di comunicazione al 19%.
Il grafico ci mostra l’andamento di Buzz che ad oggi gestisce quasi 60 milioni di masse di investitori americani. Nulla di esaltante, ma soprattutto la consapevolezza che seguire la massa non è mai una buona idea.
Le fasi di bolla speculativa solitamente sono redditizie quando si ha la fortuna di cavalcarle in anticipo e l’abilità di saper staccare la spina quando ci si rende conto dell’eccessiva euforia. Un gioco piuttosto rischioso che questo ETF ha messo a nudo come palesemente dannoso per i nostri risparmi.