Nonostante l’andamento nei prezzi dei metalli industriali non risulti particolarmente esaltante, sembra proprio che le case di gestione abbiano deciso di puntare con decisione verso i minerari quale nuovo tema 2025. La conferma arriva da iShares che ha lanciato di recente anche sul mercato italiano due nuovi ETF, iShares Copper Miners e iShares Essential Metals.
Se per il primo è abbastanza chiaro in che cosa investe, aziende minerarie operative nel settore dell’estrazione del rame, il secondo è invece un po' più ampio quanto a titoli presenti in portafoglio e un questo articolo cerchiamo di approfondire la conoscenza di questo nuovo strumento.
iShares Essential Metals: i dettagli di questo ETF
iShares Essential Metals, come indica il KID, investe in società appartenenti ai mercati emergenti e sviluppati che sono coinvolte nella produzione di metalli necessari per la transizione del settore energetico globale da sistemi di produzione e consumo di energia basati su combustibili fossili a fonti di energia rinnovabili. L'Indice di riferimento è composto da emittenti dell'S&P Global BMI Index.
Nello specifico le società devono dimostrare di avere ricavi significativi da categorie come: metalli core (tra cui rame e litio), metalli non core (tra cui zinco e argento) e metalli diversificati. Come indica il KID “l'esposizione dei ricavi di ciascuna società è calcolata utilizzando i ricavi aggregati generati dalle categorie di metalli core, più i ricavi aggregati generati dalle categorie di metalli non core e metalli diversificati moltiplicati per un fattore di adeguamento dei ricavi. Il fattore di adeguamento dei ricavi mira a ridurre l'esposizione alle società appartenenti alle categorie di metalli non core e a quelle dei metalli diversificati”.
L’ETF non è a buon mercato quanto a costi correnti che si aggirano attorno a 0,65% annuo.
A livello di area geografica gli Stati Uniti pesano per poco meno del 20% del portafoglio seguiti da un paese ad alta vocazione mineraria come l’Australia (17%), il Canada (14%) e UK (10%). Presenti anche Cina (7%), Perù (6%) e Sudafrica (5%). Anglo American e Freeport Mcmoran le società con pesi più alti (circa il 6%).
Ovviamente non abbiamo storico dell’ETF ma andando ad osservare l’indice che viene replicato scopriamo che negli ultimi 3 anni ha perso il 4% (-1% in versione total return) a conferma delle difficoltà del settore minerario degli ultimi tempi. L’indice azionario mondiale nello stesso arco temporale ha raccolto un ricco 35% di guadagno.
Indubbiamente una novità interessante presentata da BlackRock, seppur molto di nicchia visto che scommette sul futuro di società minerarie con un orientamento verso la transizione energetica. Vedendo la composizione del portafoglio non siamo comunque molto lontani da un tradizionale mining globale. Un po' caro quanto a spese di gestione, ETF che può essere utile soprattutto a chi cerca temi speculativi di breve periodo per sfruttare il disinteresse dei mercati verso questo settore negli ultimi anni.