La Borsa Italiana sta viaggiando ad un ritmo simile a quello dell’azionario mondiale. Basta guardare l’andamento degli ETF che investono a livello globale e confrontarli con le performance di quelli che investono sul FTSE Mib per comprendere come nell’ultimo anno il rialzo per entrambe è stato superiore al 30%. Buone notizie per l’economia italiana che evidentemente il mercato prezza in ripresa stavolta senza svantaggi rispetto al resto del mondo sviluppato.
Italia: investire nella ripresa con un ETF che guarda alle piccole e medie imprese
C’è una nicchia del mercato italiano, quella legata al mondo delle mid e small cap, che sta facendo furore. L’ETF iShares Ftse Italia Mid Small Cap è ormai a ridosso del traguardo del +50% negli ultimi 12 mesi. Un risultato eccezionale conseguito senza l’aiuto della sigla PIR che pur contraddistingue questo ETF (il ticker dell’ETF è infatti IPIR). I piani individuali di risparmio stentano a ripartire in Italia dopo il boom degli anni passati, ma nonostante ciò il denaro affluito sulle piccole e medie imprese italiane ha permesso ai prezzi di toccare i massimi degli ultimi 10 anni.
L’ETF di iShares nasce nel 2017 (ISIN IE00BF5LJ058) e purtroppo ha un difetto legato alla capitalizzazione ancora troppo bassa ed inferiore ai 50 milioni di euro. A parte questo fattore che però non incide sulla tracking difference (nel KIID si può vedere come il gestore riesca sostanzialmente a rimanere allineato alle performance del benchmark nonostante spese correnti annue dello 0,33%), l’investimento nelle small cap italiane è interessante soprattutto in prospettiva di un pieno sviluppo del piano Next Generation EU e delle riforme messe in campo dal Governo Draghi.
L’economia italiana dovrebbe altresì trarre beneficio dalla ripresa legata ad un piano vaccinale tra i migliori d’Europa e con le riaperture anche le imprese meno capitalizzate vedrebbero migliorare i conti di bilancio.
Dal sito di iShares vediamo come il mercato di riferimento non può essere considerato caro. Il rapporto prezzo utili non supera 20 mentre il rapporto prezzo valore di libro è inferiore a 2. A livello settoriale un quarto del portafoglio è occupato da società operative nei consumi discrezionali. Il 22% sono finanziari, il 14% industriali e il 12% tecnologici.
I primi 10 titoli in portafoglio occupano il 36% del totale (sono 178 le azioni rappresentate nell’indice) con ai primi posti società come Reply, De Longhi, Cerved e Brunello Cucinelli. Dalla partenza dell’ETF nel 2017 l’investitore ha finora raccolto un rendimento annuo composto annuo del 6,7%, decisamente meno rispetto al 14,7% di un ETF che investe nell’azionario globale. Se questo fosse il decennio italiano la mean reversion potrebbe favorire questa particolare nicchia di mercato fornendo qualche bella sorpresa al risparmiatore domestico.