Quando si parla di settori value si pensa naturalmente a tutte quelle società con multipli di bilancio sottovalutati o comunque con valori molto contenuti. Se prendiamo ad esempio l’ETF iShares MSCI World Value Factor ai primi tre posti come settori troviamo tecnologia, farmaceutici e finanziari.
Proprio su questo settore vorrei concentrarmi oggi perché osservando il grafico dell’ETF settoriale possiamo renderci conto del potenziale breakout rialzista che sta cercando di mettere in cantiere. Il motivo è ovviamente legato alla dinamica dei tassi, ma soprattutto a quell’inclinazione nella curva dei rendimenti che rappresenta il motore della redditività di una banca.
E che questa curva si stia inclinando in modo importante a livello globale lo possiamo percepire dai differenziali ad esempio tra i titoli a 10 anni e quelli monetari a 3 mesi. Negli Stati Uniti lo spread tra tassi a 10 anni e tassi a 3 mesi è passato da zero di inizio 2020 a oltre 120 oggi.
Il fenomeno è globale soprattutto se guardiamo gli estremi. Il Gilt inglese a 30 anni offre oltre 1,2%, quello tedesco è tornato sopra lo zero. Il balzo delle attese di inflazione anche causato dall’aumento repentino nei prezzi di molte materie prime è tra le cause scatenanti di un fenomeno che sta facendo male agli obbligazionisti ma che farà bene ai bilanci delle banche.
Ecco perché il grafico dell’indice MSCI World Financial appare molto interessante. Ben lontano dai massimi del 2007 (siamo ancora sotto di oltre il 20%), i tre top ravvicinati che si sono formati dal 2018 in avanti sono sotto pressione ed una rottura aprirebbe le porte ad un recupero per società palesemente sottovalutate e colpite duro dall’era dei tassi zero.
Beneficiare dei potenziali rialzi dei titoli finanziari con gli ETF
Diversi gli ETF operativi su questo indice di riferimento specifico, ma come sempre preferiamo andare su quello con storia e capitalizzazione maggiore, ovvero Xtrackers MSCI World Financials (ISIN IE00BM67HL84).
Naturalmente l’investimento dell’ETF è specifico sul settore finanziario suddiviso tra bancari, assicurativi, carte di credito, credito al consumo, eccetera. Il peso geografico dominante rimane ovviamente quello americano con la metà del portafoglio investito in titoli USA. Seguono Canada, Gran Bretagna, Australia e Giappone portandosi dietro gli ovvi rischi valutari.
Per avere un’idea delle società coinvolte troviamo società come JP Morgan, Citigroup, Bank of America, Blackrock e la Berkshire di Warren Buffett tanto per citare alcuni tra i nomi più celebri. Naturalmente acquistando questo strumento si punta su un settore dai multipli particolarmente depressi.
A 12 il rapporto Price/Earning forward, a 1,2 il Price Book Value tanto per citare due indicatori che messi a confronto rispettivamente con il 21 e 3,1 dell’indice MSCI World danno l’idea di quanto risulti “value” in questo momento il settore. Per il comparto bancario in tanti negli anni passati hanno parlato di tramonto. Ma è veramente così?