Il 2020 è stato l’anno della debolezza del dollaro USA, che ha perso quasi il 10% del suo valore contro euro ma anche contro franco svizzero, dollaro australiano e corona svedese. Il biglietto verde ha saputo esprimere la sua forza solo contro i “deboli”, ovvero paesi emergenti in difficoltà per una serie di motivazioni politiche o economiche come la Turchia e il Brasile.
Rischio cambio: elemento da tener sempre in considerazione
Non ho idea di che anno sarà il 2021 per il dollaro americano. L'andamento della pandemia, la nuova politica di Joe Biden, i tassi di interesse e le manovre della FED. Tante incognite che spingono gli investitori ad interrogarsi se un rapporto di cambio EUR/USD sopra 1,20 possa essere un'opportunità di ingresso o meno.
Personalmente sposo sempre l’idea che quando possibile la maggior parte dei rischi andrebbero eliminati al minor costo possibile. Il rischio valutario è sempre presente, indubbiamente dalla direzione che ognuno di noi si aspetta per un certo rapporto di cambio. EUR/USD ha passato parte della sua giovane storia anche a 1,40-1,50 quindi nulla può essere escluso.
Per quello che riguarda il costo per coprire il rischio di cambio dollaro americano, pur in leggera risalita, si mantiene ormai da mesi stabile attorno allo 0,80% per un hedging di 12 mesi. Il prezzo da pagare è espressione delle attese di differenziale del tasso tra America ed Eurozona per il prossimo anno.
Difficile pensare a movimenti di ulteriore ribasso per i tassi europei o a decisi rialzi per quelli americani. Quindi sul costo possiamo pensare di avere davanti un periodo di relativa stabilità. Sulla direzionalità il grafico di lungo periodo di EUR/USD qualche dubbio lo pone anche se personalmente credo che sarà 1,25 lo scoglio più importante. Questi sono alcuni motivi per coprire prudenzialmente il rischio di cambio sull’obbligazionario certamente, ma anche sull’azionario se lo si desidera.
Investimenti: coprirsi dal rischio di cambio con gli ETF
Per quanto riguarda le azioni, al costo di copertura bisogna aggiungere anche quello aggiuntivo dei prodotti EUR hedged. Tra i primi 5 ETF per capitalizzazione che investono in azionario globale troviamo un costo medio in termini di TER pari a 0,30%, più alto rispetto a quello applicato sugli ETF similari in versione non coperta.
Tra i principali segnalo iShares MSCI World EUR hedged (il più caro con TER 0,55%), UBS MSCI ACWI EUR hedged (il meno costoso a 0,21%) e Lyxor MSCI World EUR hedged. Diverso invece il panorama nel mondo obbligazionario dove i costi sono allineati a quelli dei prodotti a cambio aperto.
iShares ad esempio offre un ETF Global Aggregate versione EUR hedged ad un costo annuo di 0,1%, esattamente come Vanguard e SPDR. Come diversi studi hanno dimostrato i cambi rappresentano una fonte di speculazione di breve, mentre nel medio lungo termine difficilmente rappresentano un valore aggiunto o perdente se rapportato agli asset sottostanti come azioni ed obbligazioni.
Il mio consiglio personale è quello di coprire sempre il rischio cambio sugli investimenti obbligazionari, lasciare aperto quello sugli azionari.