Come sta andando la cosiddetta Pet Economy? In un mondo nel quale ogni tema è buono per creare veicoli di investimento, mi ha incuriosito l’ultimo rapporto sull’economia legata al mondo che ruota attorno agli animali domestici. Vediamo insieme qualche numero e come investire in questo settore.
Pet Economy: le dimensioni del mercato
Nel 2020, la Pet Economy americana ha generato ricavi superiori ai 100 miliardi di dollari. Questo numero supera quello realizzato dall’industria aerea in un anno seppur molto disastrato per l’aviazione come quello scorso. I ricavi risultano però superiori anche a quelli incassati da un business come quello dei servizi telecom wireless nonostante il 97% degli americani possieda uno smartphone.
L’economia collegata agli animali domestici non è poi lontanissima dal fatturato della componentistica per auto (109 miliardi di dollari) e quindi si può inserire a pieno diritto nei settori degni di attenzione da parte degli investitori istituzionali. Il settore viene generalmente classificato in due sottocomponenti: quello più generale fatto di cibo e gadget vari e quello legato alla salute che include spese veterinarie preventive e curative.
Nel 2020 il 67% degli americani possedeva un animale domestico, un numero che fa riflettere visto che esistono più cittadini con animali che con figli. Un’ indagine di Morgan Stanley ha evidenziato che il 72% degli intervistati non intende ridurre la sua spesa nel settore del pet.
All’interno degli indici FactSet, nella prima metà del 2021 il tasso di crescita delle vendite della pet economy è risultato il più alto, superando anche quello del gaming/e-sports. ProShares ha ovviamente tutto l’interesse a pubblicare report di questo tipo visto che può commercializzare un ETF, per ora solo quotato negli USA, che investe proprio sulle società del settore.
Investire nella Pet Economy con gli ETF
Le performance dal lancio dell’ETF sembrano dare ragione alla società americana. La overperformance dal lancio dal 2018 rispetto allo S&P 500 è superiore al 30% a fine ottobre. L’ETF di ProShares (ISIN US74348A1455) ha un costo di 0,5% annuo con una capitalizzazione che sfiora i 400 milioni di dollari. L’esposizione geografica non è esclusivamente rivolta al mercato americano, che rappresenta comunque i due terzi del portafoglio, il 16% è investito nel Regno Unito, il 5% in Svizzera e in Germania.
Presenti anche società del mondo emergente. A livello di sottosettori quello della diagnostica e farmacia pesa per il 35% del paniere. La componente vendite online e fisica pesa per un altro 25%. Infine le società che producono cibo per animali valgono l’8% del paniere.
Come spesso faccio notare per questi strumenti tematici, il numero delle società presenti nell’ETF non è elevatissimo. Con 32 componenti la diversificazione è un po’ scarna, ma sempre meglio che investire in una sola società. Altro elemento critico quello delle valutazioni. Con i rialzi più recenti il rapporto prezzo utili è decollato oltre 40.
Essendo quotato a Wall Street il prodotto non risulta armonizzato per gli investitori europei. In sintesi possiamo dire che la Pet Economy sta diventando un settore di grande interesse per chi vuole sviluppare un business con prospettive di crescita. L’ETF di Proshares è un buon modo per diversificare il rischio presidiando il settore. Purtroppo lo strumento è quotato solo a Wall Street con multipli che incasellano il settore sicuramente all’interno dello stile growth.