Il mercato obbligazionario è sotto pressione. Il rialzo dell’inflazione ha trascinato verso l’alto anche le curve dei tassi di interesse a lunga scadenza e ovviamente spinto verso il basso i corsi. C’è chi vede in questa fase un’inversione secolare del trend discendente dei tassi, chi un’opportunità. Come sempre la verità sta nel mezzo e dipende prima di tutto dagli obiettivi che ogni investitore decide di avere quando mette denaro sui mercati.
I bond da sempre non rivestono il ruolo di generatore di crescita del capitale, quanto di conservatore dello stesso, se possibile al netto dell’inflazione. Oggi, con gli attuali rendimenti di mercato, nessuno strumento obbligazionario è in grado di competere con l’inflazione superiore al 5% in tutta Europa, nemmeno gli strumenti più speculativi al netto del rischio di default degli emittenti sottostanti.
Tuttavia, stiamo assistendo anche ad una fiammata dell'indice dei prezzi al consumo destinata a rientrare, visto che le Banche centrali si stanno muovendo velocemente in tal senso. O almeno questo è quello che sperano i mercati.
Obbligazioni: con la situazione di vendite guardare alla qualità dei covered bonds
Gli strumenti obbligazionari a duration più lunga sono naturalmente quelli che hanno subito i maggiori sacrifici. Il celebre Vanguard Long Term Bond quotato in America è arrivato a perdere quasi il 20% dall’inizio dell’anno. Anche tra gli ETF quotati in Italia non mancano i segni negativi ed in questi casi un consiglio che mi sento di dare a chi cerca di costruire un portafogli di obbligazioni affidandosi a questi strumenti è di guardare alla massima qualità proprio per sfruttare questa fase di vendita indiscriminata.
Non solo titoli di Stato tedeschi ma anche a quelle emissioni particolari di natura non governativa che offrono però livelli di garanzia simili e che hanno dalla loro un passato molto importante che certifica pari a zero i fallimenti nella loro storia. Sto parlando dei covered bond. Già l’anno scorso avevo fatto un focus su questo tipo di investimento, ma adesso che il rendimento offerto da questi strumenti non è più solo un misero zero, ma un 1% al netto delle tasse, credo valga la pena riprendere in mano la pratica soprattutto dopo un -12% dal punto di massimo valore dell'ETF.
ETF obbligazionari: ecco come ottenere rendimenti netti sopra l'1%
Spesso mi sento chiedere perché non conviene comprare obbligazioni singole rispetto ad ETF che hanno una duration costante. L’ETF iShares Euro Covered Bond (ISIN IE00B3B8Q275) è secondo me la risposta. Osservando attentamente il paniere di titoli che compongono il prodotto (oltre 800) ci accorgiamo che nessuna di queste è acquistabile da un investitore privato se non al costo di un sacrificio monetario importante visti i tagli di emissione molto elevati, quasi impossibili da raggiungere per chi ha capitali limitati.
Solo l’ETF permette quindi di entrare in questo mercato dove ogni emissione presenta la doppia garanzia dell’emittente e del sottostante a garanzia, spesso mutui immobiliari o crediti comunque generatori di reddito. Per loro natura i covered bond sono obbligazioni bancarie caratterizzata da un profilo di rischio molto basso e da un'elevata liquidità.
A differenza delle normali cartolarizzazioni, i covered bond garantiscono la restituzione di capitale e interessi grazie al vincolo di una fetta dell'attivo patrimoniale destinato esclusivamente alla remunerazione ed al rimborso del bond. Dal sito dell’emittente iShares apprendiamo che alla data del 7 giugno 2022, il rendimento lordo a scadenza dell’ETF è dell'1,6% (quindi più dell'1% al netto delle tasse) con una duration effettiva di 5. Francia e Germania rappresentano oltre la metà del portafoglio garantendo una qualità del credito molto elevata.
Per chi vuole investire in obbligazioni oggi, anche le emissioni con grado di sicurezza più elevato sono in grado di offrire dei numeri di rendimento finalmente positivi. Forse i tassi saliranno ancora, ma le condizioni non sono più così estreme e inaccettabili come qualche mese fa.