In piena crisi geopolitica nel cuore dell’Europa, con gli analisti che si affrettano a rivedere le stime di utile delle Borse del Vecchio Continente per il 2022, l’impennata nei prezzi delle materie prime non sembra infastidire più di tanto i mercati dell’economia più emergente di tutte, quella africana.
Vero che gli indici africani sono molto sbilanciati verso il Sudafrica, notoriamente grande produttore di materie prime e beneficiario netto di questa fase di impennata nelle quotazioni delle commodity, ma l’indice Pan Africa replicato dall’ETF di Lyxor non ha mai mostrato segni di incertezza dal marzo 2020 a oggi. Anzi, i prezzi stanno ora valicando livelli tecnici decisamente intriganti.
Investire in Africa con gli ETF
L'indice SGI Pan Africa replica i 30 più grandi titoli azionari quotati in Africa o esposti verso l’economia africana. L'indice si espone in modo equo a tre zone con un cap massimo del 10% per componente dell’indice. Sudafrica, Nord Africa incluso il Marocco e l'Egitto e l'area Sub sahariana rappresentano il fulcro geografico di questo paniere.
L’ETF di Lyxor replicato sinteticamente ha un costo annuo di 0,85% e non ha un patrimonio elevatissimo risultando inferiore ai 50 milioni di euro. Un tallone d’Achille assieme al costo obiettivamente non così basso e anche assieme alla tracking difference superiore all'1% negli ultimi 4 anni.
Questo ETF rappresenta però uno dei pochi strumenti in grado di offrire un’esposizione in questo Continente. A livello geografico il Sudafrica fa la parte del leone coprendo un terzo del portafoglio seguito dal Marocco al 25% e poi dal Canada al 20% tramite società minerarie impegnate direttamente nel Paese, come Ivanhoe Mines. L’Egitto completa il portafoglio con una copertura del 10%.
Come mai l’indice è andato così bene (+9% nel 2021 e +11% da inizio anno alla data del 8 marzo 2022) è spiegato nella composizione settoriale. Il 40% di azioni operano nel settore dei materials e delle risorse di base. Seguono il 32% di finanziari e il 18% di media.
Il primo titolo in portafoglio e che rispetta il cap del 10% è First Quantum Minerals seguito Commercial International Bank e Naspers. Passiamo però all’andamento grafico, forse l’aspetto più interessante della vicenda.
L’indice nel 2016 e nel 2020 ha realizzato due minimi primari. L’ultimo ha dato il via a una progressione in grado di sollecitare e addirittura superare una barriera di resistenza che negli ultimi 10 anni ha sempre fatto da resistenza invalicabile. La rottura definitiva di questo livello formalizzerebbe un doppio minimo dagli impatti “secolari” per le azioni africane.