Apparentemente la scelta di un ETF non sembra essere un affare particolarmente complicato. Per fare un esempio, chi vuole investire sulla Borsa USA può guardare ad un qualsiasi strumento che replichi l'S&P 500, per i mercati emergenti basta guardare all'indice MSCI Emerging Market.
In realtà chi compra questi prodotti dovrebbe andare un po’ oltre questa versione semplicistica della selezione e porsi qualche domanda aggiuntiva per il bene del proprio investimento personale. Ho provato a porre alcuni di questi quesiti che è sempre saggio porsi prima di comprare ETF.
ETF: le 10 domande per scegliere quello giusto da comprare
Vediamo ora quali 10 domande dobbiamo porci per capire qual è lo strumento giusto su cui investire:
- Qual è l’indice che viene replicato dall’ETF? I criteri di costruzione dell’indice sottostante devono essere chiari ed espliciti. Il paniere deve avere una storia e non basarsi su backtest. Il provider deve essere conosciuto.
- Qual è la struttura dell’ETF? La tipologia di replica dell’indice da parte dell’ETF comporta costi o rischi differenti. Le repliche fisiche complete, a campione o sintetiche comprendono a loro volta modalità di gestione differenti che potrebbero incidere sulla tracking difference finale dello strumento ma anche sui rischi ai quali va incontro l’investitore.
- Chi è l’emittente dell’ETF? Storia, trasparenza, solidità e qualità dell’informazione disponibile sono solo alcune delle informazioni necessarie per valutare la società che gestirà i nostri soldi. Comunque ricordo sempre che un ETF non può fallire.
- Qual è il domicilio dell’ETF? A seconda del luogo nel quale l’ETF è legalmente domiciliato esistono differenti trattamenti di tassazione dei dividendi. Se il prodotto è quotato in un Paese dove vengono emessi fondi armonizzati o non armonizzati l’impatto sulla gestione della fiscalità per l’investitore è notevole e va sempre ponderata con attenzione.
- Come distribuisce i proventi l’ETF? Ad accumulazione o a distribuzione, le due alternative impatteranno sul valore del prodotto ed ovviamente sul trattamento fiscale dei dividendi a seconda che vengano reinvestiti o accreditati sul conto corrente.
- Il rischio di cambio è coperto? Le versioni EUR hedged di un ETF assicurano l’eliminazione del rischio di cambio dall’investimento. La copertura potrebbe avere un rischio che va sempre tenuto in considerazione nel momento in cui si sceglie lo strumento.
- Qual è la piazza di quotazione dell’ETF? La Borsa su cui il prodotto è quotato determina differenze nella liquidità dello strumento scambiato ma anche nei costi di negoziazione che il cliente andrà a sostenere nel momento della compravendita.
- L’ETF è sufficientemente capitalizzato? Il dato degli Asset under Management ritrovabile in qualsiasi scheda ufficiale dell’ETF rappresenta un primo numero in grado di separare gli strumenti più liquidi da quelli meno liquidi. Non finisce qui. L’investitore dovrebbe sempre chiedersi qual è lo spread bid ask e la sua profondità nel book di negoziazione.
- L’ETF sa fare bene il suo lavoro? Replicare un benchmark non è una sciocchezza e quindi tracking difference e tracking error sono i due parametri da monitorare costantemente e con attenzione. Il primo da investitore di lungo periodo, il secondo da trader.
- Qual è il costo totale di un ETF? Le spese correnti sono una parte consistente dell’onerosità dello strumento. Esistono però altri oneri non inclusi nei KIID come ad esempio i costi di negoziazione interni o i ricavi generati dal prestito titoli.