La forza dello yen, amplificata dalla decisione a sorpresa della Bank of Japan di alzare i tassi di interesse e sommata alle preoccupazioni per una recessione globale crescente come testimoniato dalla forte contrazione dei tassi di interesse dopo la non decisione della FED a inizio della scorsa settimana hanno affossato la Borsa giapponese. Quello che è subito stato celebrato come il lunedì nero di agosto nei giorni seguenti è stato poi recuperato in parte.
Il cambio UsdJpy ha perso moltissimo terreno (come del resto EurJpy) e questa benzina valutaria ha attutito le conseguenze drammatiche di una caduta che ha riportato gli indici azionari nipponici ai livelli di inizio anno. A favorire i forti cali sono state due forze interconnesse. Da un lato le frettolose ricoperture innescate da investitori a leva preoccupati del maggior costo da sostenere da ora in avanti; dall'altro la prepotente forza dello yen che guadagnando oltre 15 figure contro il dollaro ha avuto impatti non irrilevanti sull’export delle grandi compagnie giapponesi quotate in Borsa, società che finora avevano goduto di una competitività senza precedenti.
Borsa giapponese: la forza sta nei multipli
Il combo di questi due fattori ha così prodotto uno shock nei prezzi. E nel mondo degli ETF che cosa è successo? Soprattutto, guardando avanti come comportarsi adesso con i propri investimenti?
L’ETF ad accumulazione dei dividendi iShares MSCI Japan è perfetto per comprendere come la dinamica del cambio (positiva) e dei prezzi (negativa) sta incidendo su un investimento fresco reduce da un nuovo massimo dopo anni di torpore. Oltre a fondamentali comunque ancora interessanti (prezzo/utili di 16 e prezzo/valore di libro di 1,5) e che confermano lo stile value dell’indice giapponese (industriali e consumi discrezionali coprono il 40% dell’ETF), il mercato nipponico anche graficamente non ha compromesso il suo bull market. Al contrario si sta prendendo una salutare pausa seppure decisamente violenta nel movimento di aggiustamento.
Come possiamo vedere dal grafico è stato formalizzato un doppio massimo, sono stati ritestati i massimi del 2021, ma ancora ci sono margini di caduta per una up trend line che sale da oltre 10 anni e che per il momento non è messa in discussione.
L’ETF è stato quotato nel 2010 e da allora ha raccolto un rendimento annuo composto del 6,7%, dato non molto diverso dal tasso di crescita degli ultimi 10 anni (6,6%). Meglio la versione eur hedged che coprendo il cambio ha raccolto un rendimento composto annuo del 7,8%. Qui va tuttavia sottolineato che il divario era molto più ampio fino a poco meno di un mese fa.
A questo punto le prospettive per la Borsa giapponese non cambiano. Chiaramente una banca centrale in modalità aumento tassi quando il resto del mondo li sta o li farà scendere penalizza i listini nipponici. Ma dubito che il rallentamento globale spingerà Tokyo ad insistere sull’aumento dei tassi di interesse soprattutto se l’inflazione comincerà a piegare la testa grazie anche alla forza dello yen.
Non mi sembra quindi opportuno, nonostante il violento storno degli ultimi giorni, abbandonare ora la nave giapponese che in termini di rendimenti attesi di lungo periodo è decisamente meno cara di altri listini come ad esempio quelli americani.