I gestori patrimoniali stanno sempre più cercando di integrare le azioni e le obbligazioni puntando sugli investimenti alternativi. Soprattutto in una fase di mercato in cui gli asset tradizionali non danno le stesse garanzie di qualche tempo fa.
In base a un rapporto di Boston Consulting Group, lo scorso anno nel complesso gli investimenti alternativi hanno oltrepassato quota 15.000 miliardi di dollari, ossia più del 15% del totale degli asset in gestione. E la previsione per il 2025 è che possano arrivare a 22.000 miliardi, pari al 16% del totale.
Queste tipologie consistono in particolare in prestiti privati, immobili, infrastrutture e partecipazioni in società private, dove i giganti del private equity fanno sempre più sentire la loro presenza. Quindi, è proprio per scongiurare tale concorrenza che i fondi si stanno attrezzando per entrare in un mercato molto attraente.
Tra i gruppi scambiati in Borsa vi sono soggetti del calibro di BlackRock, AllianceBernstein, Franklin Templeton, Invesco e PGIM che stanno acquisendo specialisti degli investimenti alternativi. Alliance ad esempio ha annunciato l'acquisizione di CarVal Investors portando il volume gestito di alternativi a circa 50 miliardi di dollari. Franklin Templeton ad aprile di quest'anno dovrebbe completare l'acquisizione di Lexington Partners, arrivando in questo modo a superare i 200 miliardi di dollari di tali investimenti in gestione.
Investimenti alternativi: le ragioni del successo
Il successo degli investimenti alternativi è motivato da diverse ragioni. Innanzitutto vi è un interesse spiccato da parte dei clienti più danarosi che sono alla ricerca di rendimenti più stabili in un orizzonte temporale lungo, per fare da contraltare alla volatilità di azioni e obbligazioni in questo momento.
In secondo luogo vi è anche un obiettivo di performance, tenuto conto che le commissioni di gestione sono più elevate rispetto a quelle dei fondi comuni, che si stanno sempre più abbassando. Proprio questo aspetto commissionale spinge alla ricerca di rendimenti più alti, tant'è che potenzialmente gli alternativi potrebbero presentare tariffe basate sulla performance.
In terzo luogo, i gestori dei fondi guardano ai prodotti lanciati dai più grandi private equity del mondo come Blackstone, che sta attingendo a un'enorme quantità di domanda da parte degli investitori.
Investimenti alternativi: i rischi
Gli investimenti alternativi presentano anche dei rischi. Uno è determinato dal fatto che i prezzi stanno crescendo in maniera molto rapida. Solitamente i fondi acquistavano rivali per meno dell'1% dell'asset under management, mentre AllianceBernestein ad esempio ha sborsato più del 5% per CarVal. Questo induce a lottare per ridurre i costi di gestione.
Un secondo rischio può riguardare l'adattamento culturale. Le retribuzioni dei dipendenti ad esempio sono strutturate in maniera diversa rispetto a quelle dei manager tradizionali, perché sono molto commisurate alle prestazioni, il che significa che potrebbero essere esponenzialmente più alte.
Questo inoltre può determinare situazioni conflittuali nell'ambito della gestione del personale, soprattutto se le acquisizioni vengono fatte in maniera completa e non in gestori patrimoniali che rimangono indipendenti e separati.
Infine c'è sempre il rischio che i risultati alla fine non siano così solidi e stabili come gli investitori si aspettano. Da una ricerca di Morningstar si evince che dal 2007 al 2022 i fondi alternativi al dettaglio hanno prodotto rendimenti inferiori, restando più correlati ai fondi azionari piuttosto che a quelli obbligazionari.
Kunal Kapoor, Amministratore Delegato di Morningstar, spiega questo con il fatto che le aziende concentrate sul lancio di investimenti alternativi non fossero le migliori sulla piazza. Quelli che stanno entrando però sono di un'altra categoria, pertanto a suo avviso c'è da aspettarsi che i risultati siano decisamente migliori.