La qualità paga in Borsa, anche nel mondo delle Small Cap americane. Il confronto che mostrerò oggi tra un ETF che investe nelle piccole capitalizzazioni USA che fanno del fattore qualità l’elemento dominante della politica di gestione, rispetto alle tradizionali Small Cap misurate dall’indice Russell 2000 lo dimostra. L’ETF analizzato in questo articolo è L&G Russell 2000 Us Small Cap Quality e viene messo a confronto con Spdr Russell 2000.
Abbiamo il vantaggio di una storia molto lunga che ci permette di fare un backtest anche a distanza di 10 anni in una fase non certamente eccelsa per il mondo delle Small Cap, ma che comunque già ci offre un indizio sul fatto che privilegiare una certa strategia in questa asset class ha un senso.
La differenza di volatilità negli ultimi 5 e 10 anni è sostanzialmente assente (siamo vicini al 19% per entrambi), mentre in termini di performance L&G Quality supera Spdr di 13 punti percentuali (64% vs 51% al 1 aprile 2024). Allargando il tiro a 10 anni di performance il vantaggio di L&G rimane costante (168% vs 152%).
ETF Small Cap Quality e Russell 2000: le differenze
Ma cosa differenzia il fondo di L&G dal classico ETF che replica l’indice Russell 2000? Le oltre 1000 società presenti all’interno del paniere (quindi la metà dell’indice tradizionale). Come indicato dal KID “L'Indice applica un fattore qualità correggendo al rialzo la ponderazione per la capitalizzazione di mercato dei componenti con caratteristiche di migliore qualità e viceversa per le società di minore qualità”. In pratica in maniera automatica vengono estrapolate le società che hanno indicatori adeguati di bilancio e redditività definite dal provider dell’indice (che è FTSE).
La replica fisica ottimizzata ha un costo di 0,3% annuo con una ampia diversificazione per società. La prima azienda (Qualys) pesa per meno del 1%. Finanziari, industriali e farmaceutici pesano rispettivamente per il 16% ciascuno seguiti dal tech al 13%.
Se andiamo ad analizzare la composizione dell’indice tradizionale Russell 2000, a parità di costo scopriamo che c’è una leggera rimodulazione settoriale con il tech che si inserisce nei primi posti affiancando gli altri tre settori con il 15% di peso. Quindi poca differenza settoriale e lo stesso vale per la diversificazione delle società con la più importante (Super Micro) allo 0,5% di peso dell’intero paniere.
Quindi è proprio la scelta di allocare le scelte sulle società con migliori indicatori di bilancio che ha fatto la differenza negli ultimi 10 anni, non tanto le altre caratteristiche che appaiono similari.
Un ottimo strumento di diversificazione dell’asset class Small Cap qualora l’investitore dovesse decidere di puntare le proprie fiches su un comparto come quello delle piccole capitalizzazioni in evidente ritardo.