Il premio di durata che gli ETF obbligazionari investiti sui bond con scadenze lunghe dovrebbero fornire agli investitori si sta rivelando una trappola fatale per alcuni di essi, complice anche una struttura tecnica non esattamente in linea con quelle che forse erano le attese dell’investitore medio.
Il collasso del mercato obbligazionario registrato dal 2022 in avanti a causa di un combinato alta inflazione e rialzo dei tassi praticamente partendo da zero da parte delle Banche centrali, sta provocando un vero e proprio drawdown da mercato azionario su quegli ETF che per politica di gestione investono su scadenze iper lunghe.
Due ETF obbligazionari con scadenze a lungo termine
Prendendo due ETF di iShares che investono su obbligazioni con queste caratteristiche abbiamo la contezza di cosa significa il rischio duration sulle obbligazioni (e ovviamente anche l’opportunità di guadagno in caso contrario) nel momento in cui i tassi salgono rapidamente. Come è accaduto. iShares Euro Government Bond 15-30 anni e iShares Usd Treasury 20+ sono due classici strumenti di questo tipo.
Negli ultimi 3 anni l’effetto dollaro ha contribuito a ridurre l’emorragia sui bond americani, comunque in calo del 21% rispetto al ben più grave -30% dei bond europei.
Andando indietro alla data di nascita del prodotto più giovane sui mercati europei, ovvero al 2015 per Us Treasury 20+, scopriamo che la perdita per entrambi gli ETF è del 10% circa nonostante tutte le cedole incassate nel durante. E a questo segno negativo nominale andrebbero aggiunte le perdite reali provocate dall’inflazione (dati al 3 maggio 2024).
Un vero e proprio disastro che mette in discussione la funzione di conservazione del capitale delle obbligazioni. Ma qui non stiamo parlando di obbligazioni a scadenza. Stiamo parlando di strumenti che per loro natura comprano obbligazioni lunghe e le vendono sistematicamente quando hanno una vita media inferiore a quella prevista dall’indice di riferimento.
L’ETF che investe su bond europei replica, infatti, un indice di titoli che non possono avere scadenze inferiore ai 15 anni. Quello che investe su titoli di stato americani non può avere titoli con scadenze inferiore ai 20 anni. E andando a osservare i dati di duration dei due ETF (oggi più bassi del 2022) comprendiamo molto bene cosa significa la regoletta che vuole per ogni punto di rialzo o ribasso dei tassi un movimento percentuale pari alla duration di prezzo.
Per l’ETF su titoli europei siamo a 16 anni (con rendimento incorporato a scadenza del 3,4%). Per quello su titoli americani siamo su livelli simili di duration effettiva (con rendimento a scadenza del 4,8% ma in dollari). La volatilità annualizzata a 3 anni è del 17% per entrambi gli ETF. Questo è esattamente lo stesso numero di volatilità di un ETF azionario globale.
Rischi e opportunità ovviamente, ma soprattutto una grande lezione di come non tutti gli ETF sono uguali e conoscerli è fondamentale per non essere sorpresi da eventi straordinari, ma decisamente negativi, come quelli visti nel 2022 e i cui effetti tuttora persistono.