Le materie prime rappresentano da sempre una asset class cosiddetta alternativa. Si può investire direttamente attraverso strumenti finanziari come gli ETF. In alcuni casi si tratta di strumenti (nello specifico si tratta però di ETC) che possiedono fisicamente il sottostante come nel caso di oro e argento, oppure che ne replicano l’andamento tramite l’acquisto di contratti futures come nel caso di petrolio e rame.
Esistono poi ETF (e non ETC) che replicano indici di materie prime, ovvero la somma di contratti futures che compongono un basket di commodity che teoricamente dovrebbero garantire ritorni interessanti all’investitore, soprattutto nei periodi di alta inflazione.
Ma esistono anche metodi alternativi di assecondare l’andamento delle materie prime. Ad esempio, scegliendo ETF settoriali specificatamente dedicati a società operative nel settore petrolifero oppure minerario, giusto per fare un esempio. In alternativa si può investire in aree del mondo dove l’industria primaria di estrazione delle materie prime è decisiva nella creazione del Pil nazionale.
Tra i Paesi che vengono maggiormente influenzati dalle sorti dei prezzi delle materie prime ricordiamo ad esempio l’Australia, il Sudafrica, il Canada, il Messico e il Brasile. Tutti paesi facilmente replicabili con ETF. Vediamo dunque per ognuno di essi il peso del settore risorse di base all’interno degli indici.
ETF: investire sulle commodity puntando sui singoli Paesi
Per l’Australia i minerari pesano per circa un quarto dell’indice Msci a cui aggiungere un altro 5% di energetici. In Brasile i titoli legati al settore estrattivo rappresentano il 17% dell’indice ma a questi va sommato il 22% di azioni petrolifere o comunque collegato al settore energia.
In Canada, da sempre terra di tradizione mineraria e petrolifera, la somma dei due settori copre il 27% dell’indice Msci. In Sudafrica il 18% delle società quotate sono attive nel settore estrattivo minerario, percentuale simile a quella dell’indice azionario messicano dove sono prevalenti i titoli petroliferi.
Infine, vale la pena ricordare anche l’ETF che investe in Arabia Saudita dove però sono i finanziari il settore dominante. Materie prime più energia rappresentano un quinto del listino.
Con gli ETF è possibile investire anche in macroaree geografiche che comprendono questi Paesi. L’area del Pacifico che esclude il Giappone ha una componente importante di Australia e Nuova Zelanda che determina un peso del settore legato alle commodity a circa il 20% dell’indice.
Altra zona del mondo azionario particolarmente esposta al mondo minerario petrolifero è quella latino-americana dove i due settori pesati insieme offrono una copertura di circa il 30%. Infine, l’Africa con gli ETF dedicati che hanno nel Sudafrica un paese dominante che determina il 20% di peso del settore primario.
Investire in materie prime è una possibilità che può essere sfruttata direttamente con ETC o ETF. Indirettamente sempre con ETF settoriali. Oppure con strumenti a replica passivi di indici geografici specifici dove i paesi produttori di commodity offrono un’ampia e diversificata esposizione a questa specifica asset class.