Saranno anni in cui i confronti e i giudizi non si sprecheranno. E saranno anni in cui a volte prevarrà la gestione attiva altre volte soccomberà. Ma come ho scritto in diverse occasioni, la sfida tra attivo e passivo nel mondo degli ETF si farà sempre più intensa viste le continue nuove emissioni di prodotti (ormai la maggioranza) e come spesso accade le logiche di breve periodo avranno un risalto mediatico molto più alto rispetto a quelle di lungo periodo dove si sa, la gestione passiva tende a superare quella attiva.
Spesso sono stati i costi gli imputati principali di questa differenza, ma da qualche anno a questa parte gli ETF stanno abbattendo questo limite o quanto meno lo stanno ridimensionando con costi più contenuti rispetto ai tradizionali fondi comuni di investimento. Gli attivi, insomma, si stanno liberando di un po' di zavorra.
ETF Giappone: gestione attiva non pervenuta
Il mercato azionario giapponese (a cambio coperto) diventa così, assieme ad altri mercati geografici, un terreno di battaglia sul quale possiamo provare a soffermarci per vedere se, nei pochi anni in cui la gestione attiva ha lavorato, una qualche forma di vantaggio competitivo è stato creato.
Premesso che per sua natura la gestione attiva si differenzia da gestore a gestore e che spesso le case di investimento per evitare il confronto cercano di creare ETF con qualche sfumatura che renda poco confrontabile i due prodotti, oggi voglio mettere in sfida l’ETF attivo di JP Morgan Japan Research Enhanced Index Equity (ESG) EUR Hedged con Xtrackers MSCI Japan EUR Hedged.
Ovviamente l’ETF di JPM fa dell’attivismo la sua peculiarità principale. Si sovrappone al passivo per l’area geografica e la copertura valutaria, ma non si sovrappone per quello che riguarda la sostenibilità vista l’etichetta ESG presente nel suo ETF. Nato nel 2022 questo ETF non ha purtroppo un equivalente ESG a gestione passiva se non un altro ETF di iShares ESG Enhanced nato però da meno di sei mesi.
Nel confronto tra i due ETF citati sopra a distanza di 3 anni, praticamente il massimo che possiamo fare, il pareggio è assoluto (+61%) con un leggerissimo vantaggio di meno di un punto percentuale per l’ETF a gestione attiva che però ha una volatilità (30%) superiore, seppur di poco. Differenza impercettibile anche a distanza di 12 mesi. Pareggio assoluto insomma.
Quindi la domanda che sorge spontanea a questo punto è: a chi serve la gestione attiva se realizza gli stessi risultati di quella attiva?
Vedremo nei prossimi anni se ci sarà qualche margine di miglioramento qualitativo da parte dei gestori che fanno stock picking per creare il desiderato alpha, ma almeno sul mercato giapponese si può tranquillamente dire gestione attiva “non pervenuta”.