L’innovazione finanziaria all’interno dell’universo ETF non si ferma e ancora una volta Invesco è uno di quegli emittenti che sembra voler cavalcare con decisione il tema dell’eccessiva concentrazione degli indici, sfruttando i benefici della replica sintetica.
L’annuncio recente della quotazione in Europa di un ETF Equal Weight, quindi con ogni società a peso identico, primo nel mondo a replica sintetica, aggiunge pepe alla sfida tra Cap Weight e Equal Weight intrecciandola ad un’altra sfida, quella tra replica fisica e replica sintetica degli indici.
Invesco S&P 500 Equal Weight Swap verrà quotato anche alla borsa milanese con spese correnti di 0,2% e andrà ad insidiare altri ETF storici già presenti da tempo sul mercato come quello di Xtrackers, però è a replica fisica.
Invesco S&P 500 Equal Weight Swap: benefici fiscali ma anche qualche rischio
Legittimamente un investitore potrebbe spiegarsi nella migliore efficienza di replica di un indice la scelta del sintetico rispetto al fisico. In realtà non è solo il processo gestionale che farebbe pendere la bilancia verso questo tipo di approccio, ma anche una questione contabile di risparmio fiscale.
Come infatti ha sottolineato Invesco durante la presentazione del prodotto, gli ETF a replica sintetica beneficiano di un trattamento fiscale favorevole grazie al 2017 Hire Act che permette alle transazioni swap come quelle utilizzate nell’ambito di un ETF a replica sintetica di essere esenti dalla cosiddetta withholding tax sui dividendi americani, ovvero quella tassazione alla fonte che sottrae fiscalmente il 30% dei dividendi erogati da società americane sugli ETF domiciliati in Lussemburgo e il 15% per quelle domiciliate in Irlanda.
Un vantaggio che, secondo Invesco, per indici come lo S&P 500 EW, sono quantificabili oggi in circa lo 0,2% all’anno del patrimonio investito. Non male.
La società americana sta sfruttando a proprio vantaggio la preoccupazione di molti investitori circa l’eccessiva concentrazione degli indici su poche società. Le celebri Magnifiche 7 infatti hanno fatto il bene del tradizionale S&P 500, ma ne hanno accresciuto notevolmente anche i multipli.
JP Morgan ha misurato il rapporto prezzo utili delle prime 10 società dello S&P 500 in 30. Lo stesso indicatore per le altre società rimanenti è di 18. Il tutto viene “mediato” da uno S&P 500 che vanta oggi un price earnings di 22 ma che, se fosse misurato in versione Equal Weight, risulterebbe più a sconto offrendo di conseguenza rendimenti attesi anche più elevati all’investitore. E ovviamente maggiore diversificazione.
Investitore che da oggi può spuntare qualche decimale di sconto fiscale grazie all’ETF a replica sintetica di Invesco senza però dimenticare i “rischi” degli strumenti sintetici.
La presenza, seppur oggi molto regolamentata, di derivati e quindi di rischio emittente è uno dei fattori di rischio non presenti negli ETF a replica fisica. Qualora dovessero esserci infatti turbolenze finanziarie in grado di mettere a rischio l’esistenza delle stesse società partecipanti alle operazioni di swap tra derivati, esiste una remota possibilità che si registrino problemi nel ritornare in possesso di una parte del capitale investito come indicato puntualmente in ogni KID di ETF quotato.