Comincia oggi una serie di cinque articoli che hanno lo scopo di dirimere l’eterno dubbio se è meglio acquistare una materia prima oppure le società che lavorano nel settore di estrazione e produzione di quella materia prima. Teoricamente affidarsi a un paniere di azioni dovrebbe essere più efficiente, diversificato e soprattutto redditizio visto che in ballo ci sono società che devono produrre degli utili e non materie prime regolate dalla legge della domanda e dell’offerta.
Le sfide che nei prossimi giorni diventeranno protagoniste saranno quelle tra materie prime e società operative nel mondo del petrolio, oro, agricole, bitcoin e nei metalli per la produzione di batterie. Cominciamo oggi da un classico.
ETF: petrolio contro azioni energetiche.
Da una parte abbiamo un ETC emesso da WisdomTree che replica il prezzo del petrolio Brent. Dall’altra abbiamo Xtrackers Msci World Energy che ha cominciato a fare prezzi dal 2016 in avanti. Cominciamo subito a dire che a sopresa sembrerebbe risultare vincente l’investimento in materia prima.
Alla data del 10 novembre 2023 Xtrackers spunta una performance complessiva del 78% contro il 148% del petrolio. Nel campo della volatilità non c’è però partita. Sfiora il 29% annuo la volatilità del petrolio contro il 22% delle azioni energetiche.
Quindi tutto quello che dice la teoria, cioè azioni meglio della materia prima non vale? Direi di no e se andiamo un pò più in profondità con le date otteniamo la conferma.
Grazie a Msci possiamo però anche verificare quello che è stato il rendimento annuo in dollari di un investimento nel settore world energy dal 1995, ovviamente utilizzando l’indice e non l’ETF. Questo dato annuo di rendimento composto metterlo poi a confronto con quello del prezzo spot del petrolio WTI. Non è esattamente lo stesso confronto visto poco fa visto che l'ETC ha modalità di replica del prezzo fissato sul mercato futures del Brent ovviamente diverso, ma il risultato finale sembra comunque superare questa considerazione.
Ebbene, le azioni del settore petrolifero dal 1995 a oggi hanno ottenuto un rendimento annuo composto del 8,6% (tra l’altro superiore al 7,7% del Msci World). Il petrolio nello stesso periodo ha portato a casa un rendimento un rendimento annuo del 4,6%, quindi 4 punti percentuali in meno con una volatilità più contenuta che di fatto sembra mettere definitivamente a tacere se è meglio la materia prima oppure le azioni.
La capacità di generare utili e gestire le perdite, ad esempio tagliando i costi e diventando più efficienti, è un merito che la materia prima per ovvi motivi non può acquisire. Quel 3,5% di dividendo offerto oggi dal settore energy combinato ad un rapporto prezzo utili di 10, rende molto interessante anche in termini di protezione dall’inflazione questo tipo di investimento.
Se prendiamo infatti il dato di inflazione americana dal 1995 a oggi e lo sottraiamo al rendimento ottenuto ogni anno dalle azioni mondiali del settore oil & gas, scopriamo che in termini reali un’inflazione media annua del 2,6% ha comunque permesso all’investimento in azioni energetiche di crescere in termini reali del 6% contro il 2% del prezzo del petrolio.
La prima sfida viene quindi vinta dalle azioni mondiali del mondo energy, ma attenzione perchè gli ultimi anni hanno visto un petrolio decisamente più pimpante.