Lo davano per estinto, sotterrato da criptovalute e nuova finanza, e invece il settore bancario europeo non solo è riuscito a rinascere, ma a quanto pare ha pure messo da parte la lunga fase di accumulazione seguita la crisi del 2008. Probabilmente pronto a vivere un’era meno turbolenta rispetto al passato.
L’indice bancario che replica il settore dello Stoxx600 grazie alla risalita dei tassi di interesse (e quindi dei margini di profitto) ha praticamente triplicato il suo valore dai minimi del 2020-2021.
Tra poco scopriremo con quale ETF è replicabile il settore bancario, ETF che tra l’altro ha una storia molto lunga essendo nato proprio prima della crisi del 2008 e che per questo ci racconta una verità piuttosto amara.
L’indice bancario Stoxx600 aveva raggiunto nelle fasi più depresse post Covid valutazioni molto basse sul timore che i tassi negativi fossero un evento destinato a prolungarsi in Europa in stile giapponese. Invece l’inflazione, a sorpresa, è riemersa con violenza e le Banche centrali, BCE compresa, hanno dovuto agire sulla leva dei tassi per combattere quello che sembrava una reliquia del passato.
E ovviamente le banche hanno potuto ricominciare a svolgere l’attività tradizionale di impiego del denaro raccolto con margini molto più redditizi che si sono riflessi in bilanci più profittevoli anche per gli azionisti. Ma ancora oggi le valutazioni del settore bancario appaiono attraenti. Il rapporto tra prezzo e utili dell’indice bancario è di 8. Il rapporto tra prezzo e valore contabile è di 0,8.
ETF Stoxx 600 Europe Banks: l'accumulazione è ormai finita
Il grafico dei prezzi sembra però offrire le indicazioni più confortanti anche in ottica futura per l’ETF Amundi Stoxx 600 Europe Banks che replica appunto l’andamento di questo settore dal lontano 2006.
Con un peso di Gran Bretagna del 27% seguito da Spagna, Italia e Francia con pesi oscillanti attorno al 12%, questo ETF è composto da 46 società con le prime 10 che però occupano il 60% del totale del paniere. Hsbc è il peso massimo con il 16%, seguito da BNP Paribas (7%), Banco Santander (7%), Banco Bilbao, Ing e Unicredit (5%).
La crisi del 2008 pesa, comunque, nei numeri di questo ETF che dalla sua nascita risulta ancora sotto del 20%, molto meglio però del -70% in cui si trovava nel 2020. Azionisti soddisfatti per il recupero, ma ancora molto indietro rispetto all’andamento del mercato nel suo complesso.
Torno però sul grafico dell’ETF di Amundi che con il break delle resistenze di inizio anno potrebbe aver messo definitivamente alle spalle una lunghissima fase di accumulazione.
Per chi è rimasto fuori un ritracciamento del 10-15% dai prezzi attuali (se ci sarà) rappresenterebbe un’occasione per rientrare su un settore che sembra voler tornare a riprendersi qualche attenzione in più rispetto ad annate veramente difficili. Gli obiettivi rialzisti appaiono ben più in alto del livello sul quale girano oggi i prezzi.