L’azionario geografico etichettato come appartenente all’area Pacifica ha viaggiato nell’ultimo anno ad una velocità pari alla metà di quella dei mercati mondiali nel loro complesso, con il gap che a distanza di 5 anni supera gli 80 punti percentuali. Una sottoperformance che potrebbe però anche segnalare interessanti risvolti di sottovalutazione fondamentale da sfruttare in ottica di medio lungo periodo da parte dell’investitore.
Investire con ETF nell’area Pacifico non è semplice. Probabilmente per evitare le eccessive concentrazioni sul Giappone, le case di gestione preferiscono concentrarsi su ETF con indici sottostanti ex Japan. Infatti su Borsa Italiana troviamo solo due strumenti passivi che contemplano il Giappone all’interno del proprio paniere ed entrambi hanno una fondamento di sostenibilità che li caratterizza.
Vanguard ha lanciato di recente il suo ETF ESG Developed Asia Pacific All Cap che fa concorrenza al più capitalizzato e storico Ubs Msci Pacific Socially Responsible.
Quest’ultimo con quasi 900 milioni di euro di masse amministrate cattura il nostro interesse nell’articolo di oggi che vuole proprio indirizzare le proprie attenzioni sulla possibilità di investire nell’area Pacifica confidando in una rotazione geografica nei prossimi anni sfruttando anche i rafforzamenti delle valute sottostante, oggetto di costante svalutazione negli ultimi anni.
Ubs Msci Pacific Socially Responsible: le caratteristiche di questo ETF
Giappone e Australia sono i due protagonisti di un ETF che replica l’indice MSCI Pacific SRI Low Carbon Select 5% Issuer Capped. Indice che nella sua descrizione un po' articolata fa emergere le sue caratteristiche peculiari di grande attenzione alla sostenibilità e all’esclusione di certi settori di mercato combinato ad un peso massimo per società all’interno dell’indice che non deve superare il 5%.
Circa 80 aziende compongono l’ETF con le prime 10 che rappresentano quasi il 45% del paniere.
Giappone ovviamente dominante con il 75% di peso seguito da Australia al 15% e Hong Kong al 6%. Finanziari e industriali i primi due settori rispettivamente con il 23% e il 16% di peso.
Tornando per un attimo all’ETF di Vanguard segnaliamo la maggiore diversificazione dello stesso (sono oltre 2000 le società presenti con le prime 10 che pesano per il 18%), ma anche un peso più modesto attribuito al Giappone con un peso del 57% compensato dall’inserimento della Corea del Sud con l’11% di esposizione.
Osservando il grafico dell’ETF di Ubs possiamo apprezzare l’ottima risposta arrivata dal test dei supporti in occasione del decimo anno di vita dello strumento. Un doppio minimo sul finire del 2024 ha dato il via ad un movimento che ha ritoccato i massimi del 2021. Nonostante questi livelli i fondamentali risultano ancora interessanti. Secondo le metriche rilasciate da Msci il rapporto prezzo utili atteso è di 17 con il rapporto prezzo valore di libro sotto a 2.

Una geografia un po' dimenticata anche dagli stessi emittenti di ETF ma che sembra offrire interessanti prospettive per il futuro se Giappone e Australia torneranno protagoniste. ETF ideale per chi cerca una fuga dallo strapotere US negli indici.