Programmi tv, siti web, pagine social e nuove aziende, il mondo food sta vivendo una seconda giovinezza e sta conquistando sempre di più l’attenzione del panorama internazionale. Se fino a qualche anno fa, infatti, il settore food sembrava legato esclusivamente ai supermercati, ai ristoranti e, soprattutto ai professionisti del settore, oggi non è più cosi: è per tutti e di tutti.
E sono tanti gli elementi che hanno contraddistinto questo cambiamento sociale e culturale: dalla maggiore consapevolezza alimentare (ne sono una dimostrazione il crescete interessamento verso i prodotti biologici e a km 0), fino ad arrivare alla fusione naturale con la tecnologia e con il mondo della startup che, inevitabilmente, ha rinnovato e spezzato quelle catene che dividevano il settore food dal consumatore finale.
Una fusione che inevitabilmente ha dato vita a un nuovo ibrido, il FoodTech, ossia quel settore che fa leva su tecnologie digitali innovative per la produzione, conservazione, lavorazione, confezionamento, controllo e distribuzione del cibo.
Quali settori include il mondo FoodTech
Come avviene per il mondo delle startup e del crowdfunding, solo per fare qualche esempio, anche il mondo del FoodTech ingloba al suo interno diversi settori, precisamente quattro:
Agritech
Sono startup che focalizzano la loro attività nel settore dell’agricoltura e che hanno l’obiettivo di migliorare la produzione e la qualità agricola attraverso l’uso di droni, sensori e software di gestione.
Delivery & Retail
Startup che rispondono alle sfide dell’e-commerce nel settore alimentare. Qui l’obiettivo spazia dal miglioramento dell’esperienza dell’acquirente nei negozi fino ad arrivare alla consegna a domicilio e ai pasti al ristorante.
Foodscience
In questo settore vi troviamo le startup che sviluppano nuovi prodotti alimentari rispondendo all’esigenza di maggiore trasparenza, salute e attenzione all’ambiente.
Foodservice
Nel Foodservice ritroviamo tutte quelle startup che rivoluzionare l’industria della ristorazione. E lo fanno cercando di “connettere” ristoranti e clienti con chef locali, in modo tale da arrivare alla creazione di nuove esperienze.
Quanto vale il giro d’affari del FoodTech
Una dimostrazione esemplare della grande ascesa del FoodTech nell’economia mondiale arriva direttamente dal suo giro d’affari. Infatti, secondo quanto evidenziato dal report “The State of European Food Tech 2019”, redatto da Five Seasons Ventures e Deal Room, si evince che in questo settore esistono al momento 45 aziende unicorno, 10 in più rispetto al report del 2018, che hanno generato un giro d’affari complessivo di 214 miliardi di euro (45 miliardi in più rispetto al 2018). Di questi, 99 miliardi (circa il 46%) arrivano dall’Asia (con un incremento anno su anno dell’80%), 71 miliardi (circa il 33%) dall’America (+95% a/a) e 43 miliardi (circa il 20%) dall’Europa (+39% a/a).
Anche se in ritardo dal punto di vista del giro d’affari, è interessante notare – come riporta il report – che l’Europa è l’unico continente che sta crescendo in termini di investimenti. In un solo anno, infatti, essi sono andati incontro a un incremento del 106%, passando da 1,1 miliardi di euro a 2,3 miliardi di euro. In discesa, invece, gli investimenti negli altri due continenti (-13% in America e addirittura -67% in Asia).
Entrando più nel dettaglio del giro d’affari del FoodTech nel vecchio continente, è importante sottolineare che il drive principale di questa importante crescita è senza dubbio il food delivery. Esso, infatti, grazie ai cinque più grandi player di questo settore, Deliveroo, Delivery Hero, Just Eat, takeaway.com e Hello Fresh, genera circa il 70% del giro d’affari totale del FoodTech europeo.
Riguardo il nostro Paese, invece, i numeri non sono ancora incoraggianti. Infatti, se Regno Unito, Germania, Francia si confermano al top, soprattutto in materia di investimenti, l’Italia, avendo catturato - dal 2017 al 2019 - soltanto il 2% degli investimenti totali effettuati in Europa in quell’arco di tempo, si piazza al nono posto.