Stellantis è sotto la lente di trader e investitori in Borsa. Il gruppo automotive ha deciso di lasciare ACEA, l’associazione dei costruttori automobilistici europei. La scelta della società rientra, secondo quanto dichiarato, in una nuova politica per affrontare le sfide della mobilità futura e prevede un allontanamento dalle tradizionali associazioni dei costruttori.
L’addio all’associazione da parte del gruppo guidato dal CEO Carlos Tavares è previsto entro la fine del 2022. In parallelo Stellantis ha annunciato la creazione del "Freedom of Mobility Forum", un incontro annuale previsto per l'inizio del 2023 che riunirà un gruppo di esperti per cercare soluzioni dedicate alla mobilità sostenibile.
Guardando alle performance in Borsa, secondo Barron’s - l’autorevole testata di informazione finanziaria - le attuali quotazioni di Stellantis non riflettono il reale valore del gruppo. Il ragionamento si muove da un punto di vista America-centrico. In particolare sono stati evidenziati i multipli fra Stellantis, General Motors e Ford.
Prendendo a riferimento gli utili previsti a fine 2023, oggi Stellantis vale in Borsa 3,2 volte gli utili, contro le 5,7 volte di General Motors e le 6,4 volte di Ford. Secondo il consensus degli analisti, nel 2022 Stellantis registrerà un fatturato di 182 miliardi di dollari e un utile di 14,2 miliardi di dollari.
I fatturati di Ford (144 miliardi di dollari) e General Motors (152 miliardi di dollari) sono più bassi, per non parlare degli utili che nel caso di Ford (4,3 miliardi di dollari) sono circa un terzo di quelli di Stellantis e per General Motors sono nettamente inferiori (9,4 miliardi di dollari).
Un motivo per cui gli investitori stanno trascurando la big cap nata dalla fusione tra FCA e PSA potrebbe essere il timore che il gruppo non sia sufficientemente veloce nella transizione verso l’elettrico a fronte degli sforzi delle due quotate statunitensi, che in America stanno puntando molto sui loro nuovi pickup elettrici F-150 Lightning e Silverado.
In realtà anche Stellantis si sta muovendo velocemente sull’elettrificazione, evidenzia Barron’s, che ricorda gli obiettivi del CEO Tavares, il quale punta – nel 2030 - ad avere un’offerta di veicoli totalmente elettrica in Europa e al 50% elettrica negli Stati Uniti.
Secondo uno studio di Profundo su sei aziende automotive, commissionata da Transport & Environment, il passaggio all’elettrico in modo più rapido rispetto a quanto attualmente previsto potrebbe aumentare il loro valore di mercato e i margini di profitto.
Nel dettaglio, le società automobilistiche potrebbero aumentare il valore delle loro azioni di 800 miliardi di euro se passassero più rapidamente all’elettrico dall’attuale modello di business basato sui motori a combustione.
Questa view è in netto contrasto con la tesi del comparto automotive, secondo cui la spinta dell’Europa a vendere solo auto a emissioni zero nel 2035 colpirebbe la redditività e provocherebbe la perdita di posti di lavoro. Lo studio evidenzia inoltre che i margini di profitto operativo delle aziende produttrici di veicoli elettrici dovrebbero superare quelli dei produttori di motori a combustione entro 3-5 anni.
A fine decennio, i margini di profitto delle aziende produttrici di motori sono destinati a diminuire e persino a diventare negativi nei bilanci. Secondo l’analisi, Stellantis potrebbe aumentare il proprio valore di mercato di quasi cinque volte (388%) rispetto a oggi se passasse all’elettrico più velocemente del previsto.
Alla luce di ciò, ad attirare la nostra attenzione è stato il Certificato Recovery TOP Bonus di Société Générale con ISIN DE000SH7W506 che ha come sottostante proprio Stellantis. Vediamo cosa dice l’analisi tecnica sul titolo quotato a Piazza Affari.
Azioni Stellantis: l’analisi tecnica
Il quadro tecnico di Stellantis è molto interessante nelle ultime sedute di contrattazioni, nonostante le forti vendite viste di recente a Piazza Affari. Con il ribasso in atto da inizio mese i corsi si sono nuovamente riportati in prossimità dell’area di concentrazione di domanda a 12,10-12,20 euro, zona di minimi testata a marzo e aprile 2022.
Un eventuale recupero delle quotazioni dai livelli attuali potrebbe dare vita ad una figura di inversione rialzista (triplo minimo) e la rottura delle linea di tendenza che collega i massimi di gennaio e giugno 2022, ora transitante a 14 euro, potrebbe favorire un recupero più significativo dei corsi.
In tal caso il prossimo obiettivo dei compratori potrebbe essere localizzato in area 17,50 euro, massimi registrati a febbraio 2022. Al contrario, la violazione dei 12 euro darebbe ampio spazio di manovra ai venditori, i quali potrebbero mirare dapprima in area 11 euro e successivamente a 9 euro.
Investire sulle azioni Stellantis con i Certificati
La situazione descritta sinora su Stellantis è particolarmente interessante se si guarda al Certificato Recovery TOP Bonus di Société Générale con ISIN DE000SH7W506. Questo prodotto è quotato dal 25 marzo 2022 sul mercato SeDeX di Borsa Italiana a un prezzo di emissione di 83,65 euro.
Questo strumento consente agli investitori di ricevere un rimborso a scadenza di 100 euro lordi a patto che alla data di valutazione finale fissata al prossimo 14 dicembre 2023 (circa 1 anno e 6 mesi) la quotazione di Stellantis sia superiore o uguale a quella della Barriera, fissata a 8,80 euro, circa il 67% del prezzo spot attuale del titolo.
Per questo motivo, eventuali ribassi di Stellantis non sarebbero un evento totalmente negativo, in quanto farebbero scendere il potenziale prezzo di acquisto del Certificato incrementando di conseguenza il rendimento potenziale a scadenza e lo spazio per un recupero più sostenuto delle quotazioni.
Al momento della scrittura il Certificato quota ad un prezzo ask di 82,65 euro (guadagno lordo potenziale di circa il 21% in circa 1 anno e 6 mesi), mentre le azioni Stellantis veleggiano circa il 29% al di sopra della Barriera.
Lo scenario negativo prevede invece che alla data di valutazione finale le quotazioni di Stellantis siano inferiori a 8,80 euro: il Certificato inizierà a replicare la performance negativa del sottostante calcolata rispetto allo Strike e moltiplicata per l’Importo di Calcolo di 86,471 euro per certificato. Questo, a seconda del prezzo in cui viene acquistato il certificato, potrebbe causare una perdita sul capitale investito.
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