Con una sentenza di cui non ancora si conoscono le motivazioni nel dettaglio, l’Alta Corte del Regno Unito ha stabilito che l’imprenditore informatico australiano Craig Wright non è Satoshi Nakamoto, colui (o coloro) a cui è attribuita la realizzazione del whitepaper della criptovaluta più famosa (“A Peer-to-Peer Electronic Cash System”) e che ne ha scritto il codice.
La causa, intentata nel 2021 dalla Crypto Open Patent Alliance (COPA, il consorzio di aziende che operano nel settore delle criptovalute), ha stabilito che Wright non può rivendicare i diritti di proprietà intellettuale sulla tecnologia open-source del Bitcoin e non è titolato ad intraprendere azioni legali contro sviluppatori e membri della comunità.
Bitcoin: Wright non è Satoshi Nakamoto, le prove sono schiaccianti
Nato con l’obiettivo di tutelare la libertà di sviluppo del mondo crypto e del suo codice, il COPA ha avuto ragione nello sconfessare quello che Wright va dicendo dal 2016, ossia di essere Satoshi Nakamoto.
Nella sua sentenza, il giudice James Mellor ha definito “schiaccianti” le prove contro Wright. “Wright non è l’autore del white paper del Bitcoin, non è la persona che ha adottato o operato sotto lo pseudonimo Satoshi Nakamoto nel periodo 2008-2011 e non è la persona che ha creato il sistema Bitcoin. E, infine, non è l’autore delle prime versioni del software Bitcoin”.
Quella presa dall’Alta Corte rappresenta una decisione che finirà per influenzare le tante cause intentate da Wright che hanno come presupposto la sua paternità del codice di Bitcoin (anche se l’imprenditore australiano ha già fatto sapere di non voler rinunciare ai procedimenti aperti contro sviluppatori e società di criptovalute rei, a suo dire, di aver infranto i diritti di proprietà intellettuale sulla tecnologia del Bitcoin).
La decisione rappresenta, ha dichiarato il COPA, “una vittoria per gli sviluppatori, per l'intera comunità open source e per la verità. Per oltre otto anni, Wright e i suoi finanziatori hanno mentito sulla sua identità come Satoshi Nakamoto e hanno utilizzato quella menzogna per vessare e intimidire gli sviluppatori nella comunità Bitcoin. Tutto questo si conclude oggi con la sentenza della corte secondo cui Craig Wright non è Satoshi Nakamoto".
Chi è allora Satoshi Nakamoto?
Con un patrimonio di 1 milione di monete, che ai prezzi attuali varrebbe poco meno di 70 miliardi di dollari, oggi Satoshi Nakamoto ricoprirebbe la ventiduesima posizione nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del mondo (I 10 uomini più ricchi del mondo nel 2024).
Tenendo sempre presente che la scrittura del whitepaper e quindi la creazione del Bitcoin potrebbero anche essere riconducibili ad un collettivo, proviamo a vedere chi potrebbe essere Satoshi Nakamoto (tra le argomentazioni avanzate dal pool legale di Wright nel corso del processo c’è quella che se non fosse stato lui l'inventore, il vero Satoshi Nakamoto si sarebbe fatto avanti per screditarlo).
Secondo il profilo sul forum della P2P Foundation si tratta di un uomo giapponese di 47 anni. Anche se, ovviamente, potrebbe semplicemente trattarsi di dati fittizi, nel 2014 la testata Newsweek ha attribuito la paternità del Bitcoin a Dorian Prentice Satoshi Nakamoto, un cittadino giapponese che vive in California.
Poi c’è Hal Finney, il primo uomo ad aver ricevuto una transazione in Bitcoin da Nakamoto nel gennaio 2009. Purtroppo, nel 2014 Finney è deceduto (decidendo però di ibernarsi). Secondo molti, il silenzio del creatore del Bitcoin sarebbe proprio riconducibile alla scomparsa di Finney.
Tra i papabili ci sono anche Gavin Andresen, tra i creatori del primo Bitcoin Faucet (un sito per distribuire la cripto tramite una specie di Airdrop), e Adam Back, colui che ha creato l’algoritmo di consenso Proof-of-Work di Bitcoin, fondamentale per registrare le transazioni e produrre i blocchi. Negli anni si sono fatti anche i nomi di Nick Szabo, di Sergey Nazarov e, rullo di tamburi, di Elon Musk, il CEO di Tesla, SpaceX e di Twitter.
“Da protagonisti responsabili nel settore delle criptovalute - ha dichiarato Ferdinando Ametrano, Amministratore delegato di CheckSig e direttore scientifico del Digital Gold Institute - abbiamo sempre creduto che il Bitcoin appartenga a tutti e debba essere protetto di conseguenza. Questo è lo spirito del COPA che si contrappone nettamente alla posizione di Craig Wright. Nel mondo Bitcoin si dice spesso ’siamo tutti Satoshi’, ma chiaramente non Craig Wright”.