Wall Street nelle ultime settimane ha aggiornato i record storici perché il mercato è diventato più ottimista circa una vittoria di
Donald Trump alle elezioni presidenziali di domani. Manca ormai poco al verdetto, a meno che non ci siano lungaggini dettate dall'incertezza in alcuni Stati o dal voto contestato. Un'ipotesi, quest'ultima, che i mercati si augurano venga scongiurata. Fatto sta che gli investitori non stanno più nella pelle, sia per rimuovere tutte le incertezze della vigilia, sia per prendere finalmente una posizione definitiva.
I sondaggi non hanno dato indicazioni concrete circa una supremazia dell'uno o dell'altro candidato, quindi probabilmente la contesa si deciderà all'ultimo voto. Wall Street però sta mostrando di apprezzare maggiormente un'affermazione di Trump, perché le agevolazioni fiscali alle società senza contenere la spesa pubblica previste nel programma del leader repubblicano metterebbero in moto l'economia americana con riflessi positivi in Borsa. Harris invece, benché i piani di spesa siano chiari, ha intenzione di stringere sulle tasse alle società e sulle plusvalenze finanziarie. Una mossa, questa, che normalmente viene molto poco accettata dagli investitori.
Wall Street: BofA e Citigroup, parola d'ordine vendere se vince Trump
Gli strategist Michael Hartnett di Bank of America e Scott Chronert di Citigroup non sono d'accordo con il mercato ed esortano gli investitori a vendere le azioni in rally se Trump dovesse trionfare alle urne e di acquistare i ribassi qualora a spuntarla dovesse essere Kamala Harris.
"I tagli alle tasse e i controlli all'immigrazione di Trump guiderebbero l'inflazione e i rialzi dei tassi di interesse negli Stati Uniti, comportando avversione al rischio per le azioni", ha affermato Hartnett. Una vittoria di Harris invece "manterrebbe lo status quo per il settore tecnologico per continuare a salire, insieme alla tecnologia cinese". A quest'ultimo proposito, Trump ha intenzione di attuare uno scontro frontale con la Cina, attraverso dazi che si estenderanno al 60% su tutti i prodotti di importazione nel tentativo di mettere fuori gioco l'industria di Pechino.
Le opinioni di Hartnett sono in perfetta sintonia con quelle di Chronert, con la precisazione che, secondo lo strategist di Citigroup, "le politiche di entrambi i candidati sarebbero progressivamente negative per i fondamentali azionari". Questo, ancor più che "l'S&P 500 sembra pienamente valutato ai livelli attuali", ha aggiunto. Ad ogni modo, "qualsiasi vendita derivante da una vittoria di Harris insieme a un Congresso diviso rappresenterebbe un'opportunità di acquisto", ha concluso.