I primi sei mesi del 2023 a Wall Street sono stati ricchi di avvenimenti e hanno lasciato alcuni messaggi importanti.
Il primo messaggio è che
l'economia americana è stata straordinariamente resiliente a tutti i venti contrari che l'hanno interessata. L'aumento sfrenato dei tassi d'interesse da parte della
Federal Reserve e le tensioni geopolitiche e commerciali tra USA e Cina non hanno scalfito le aziende statunitensi. Queste ultime hanno sfoderato
numeri eccezionali nelle trimestrali, creando le premesse per un completamento d'anno in grande spolvero.
Ciò si è riflesso in un'economia che non recede, a differenza di quanto opinionisti di mercato ed esperti di statistica vanno preannunciando da oltre un anno. Sorprende la straordinaria forza del mercato del lavoro, che a rigor di logica avrebbe dovuto registrare un peggioramento dopo le strette della Fed. Nel contempo l'inflazione è scesa, sebbene ancora sia lontana dal target della Banca centrale.
Se a tutto questo aggiungiamo una crisi bancaria che nel mese di marzo ha affondato quattro grandi istituti americani - Silvergate Capital, Silicon Valley Bank, Signature Bank e First Republic Bank - si evince che in questa prima frazione del 2023 Wall Street ha fatto qualcosa di prodigioso.
Un altro messaggio che i mercati hanno colto in pieno è che
l'intelligenza artificiale può rivoluzionare il futuro dell'economia. Le aziende che sono più vicine a questa nuova tecnologia hanno galoppato a Wall Street, moltiplicando la propria capitalizzazione di Borsa. Un esempio su tutti è quello del più grande progettista di chip al mondo, Nvidia, che oggi vale circa tre volte rispetto a inizio anno (
Un primo semestre da record per il Nasdaq: i migliori ed i peggiori).
C'è però un terzo messaggio che non si può sottovalutare, ovvero che il rally degli indici americani è concentrato in poche mega cap tecnologiche. Questo vuol dire che i listini potrebbero subire un violento scossone se per qualsiasi motivo una manciata di titoli dovesse invertire la rotta.
Wall Street: continuerà il rally?
Con l'inizio di luglio, il mercato si chiede se gli acquisti continueranno, tenuto conto che le valutazioni cominciano a diventare importanti, che una recessione potrebbe arrivare da un momento all'altro come segnala la
curva dei rendimenti invertita (
Curva rendimenti USA: ecco perché i segnali recessivi sono ignorati) e che le schermaglie tra USA e Cina potrebbero esacerbarsi con danni per entrambi.
Da un recente studio condotto da Bank of America sui gestori dei fondi è emerso un certo scetticismo sulla prosecuzione del rally. Stacie Mintz, responsabile del team di equity quantitativo di PGIM Quantitative Solutions, ritiene che "ci sono ancora così tanti punti interrogativi: quando finiranno i rialzi dei tassi della Fed, quando entreremo in recessione e quanto sarà profonda quella recessione".
Un aspetto molto opaco deriva dal fatto che, senza i guadagni fuori misura delle grandi aziende tecnologiche, i rendimenti del mercato sarebbero notevolmente più bassi e questo fa dubitare per il futuro. "Ciò che è difficile è capire i vincitori e i perdenti", ha dichiarato Tom Ognar, senior portfolio manager di Allspring Global Investments. "Penso che sia molto più complicato e che sarà ancora combattuto, quindi non vuoi impegnarti troppo dal punto di vista degli investimenti".
Infine c'è da fare qualche considerazione sull'economia americana. I dati macro sono stati sorprendentemente positivi finora, ma qualche increspatura comincia ad affiorare. Ad esempio, sulla base dei dati forniti da S&P Global Market Intelligence, nei primi cinque mesi dell'anno, ben 286 società americane hanno fatto ricorso al Chaper 11 della legge fallimentare USA. Se si conta dal 2010, questo è il numero più alto per lo stesso lasso di tempo. Preoccupa il settore manifatturiero, in flessione da mesi. Mentre i sussidi di disoccupazione sono saliti al massimo dal 2021.
Se ciò potrebbe fornire i primi germogli di recessione, ancora vi è incertezza su quando questa si manifesterà e sugli effetti che avrà realmente sul mercato azionario. "È meglio non essere troppo ottimisti sulla tempistica", ha dichiarato William Sterling, strategist globale della società di investimento GW&K. "Quest'anno ci ha fornito una lezione su come non diventare eccessivamente pessimisti".