JP Morgan potrebbe raggiungere una capitalizzazione di 1.000 miliardi di dollari, rafforzando la sua posizione come la banca con la maggiore valutazione al mondo. È quanto risulta da un'analisi condotta dalla rivale Morgan Stanley, secondo cui l'istituto guidato da Jamie Dimon potrebbe essere avvantaggiato da tassi d'interesse mantenuti dalla
Federal Reserve ad un livello elevato e per un periodo di tempo prolungato (stimando quindi un atterraggio morbido dell'economia che eviterebbe nuove misure accomodanti).
Betsy Graseck, analista di Morgan Stanley, prevede che, in un contesto di tassi elevati a JP Morgan serviranno di 12 anni per arrivare a valere 1.000 miliardi di dollari ma ne potrebbero bastare 8 se la banca dovesse "prendere provvedimenti per diventare più efficiente, accelerare la crescita dei ricavi e nel caso in cui riuscisse a migliorare la redditività". Questo comunque significherebbe un balzo di capitalizzazione di oltre il doppio, dal momento che la società finanziaria attualmente è valutata poco oltre i 400 miliardi di dollari.
JP Morgan: incombe il rischio recessione
Se JP Morgan dovesse varcare la soglia di 1.000 miliardi di dollari entrerebbe nell'Olimpo delle poche aziende che a livello mondiale possono vantare una simile capitalizzazione. In questo momento solo quattro aziende superano quel livello quella cifra: Apple, Microsoft, Saudi Aramco e Alphabet (
La classifica delle 10 società a più alta capitalizzazione di mercato). La prima a tagliare il traguardo a livello storico è stata PetroChina nel 2007, mentre, tra le aziende americane, nel 2018 il traguardo è stato tagliato da Apple.
Graseck ha aumentato il prezzo obiettivo sul titolo JP Morgan per i prossimi 12 mesi portandolo a 173 da 167 dollari. Ciò implica un rialzo di circa il 25% dalle quotazioni attuali. Le banche in questo ultimo anno, caratterizzato da alta inflazione e tassi d'interesse elevati, si sono mostrate resilienti. Questo perchè, a differenza delle altre aziende (che soffronto i rendimenti più elevati perché devono pagare di più per finanziarsi),
gli istituti di credito in presenza di tassi crescenti accrescono il margine di intermediazione andando a compensare il calo su altri segmenti dell'attività, come quello della richiesta di mutui e finanziamenti, nonché delle attività di M&A e delle
IPO.
L'arrivo di una recessione potrebbe rappresentare un rischio, in quanto metterebbe ulteriormente pressione alle diverse aree attraverso cui si articola il business delle banche. Infatti, lo stesso amministratore delegato di JP Morgan, Jamie Dimon, ha manifestato una certa preoccupazione per come un rallentamento economico finirà per pesare anche sul reddito netto da interessi durante il 2023. "L'economia deve fronteggiare alcune sfide particolarmente importanti", ha affermato il top manager della banca più grande del mondo.