Le azioni Visa hanno avuto qualche turbolenza nell'ultima settimana a Wall Street. Nella seduta di giovedì, il colosso delle carte di credito è risultato il peggior performer dell'indice Dow Jones Industrial Average perdendo il 2,55%, nel suo più grande calo da maggio.
Alla base di queste oscillazioni di mercato vi è stato l'annuncio da parte della società di una trattativa con le grandi banche per scambiare fino a metà delle loro azioni Visa di classe B, non negoziate pubblicamente, in titoli di classe B-2 e C. Cosa significa? Per fare chiarezza bisogna spiegare la struttura azionaria un po' complessa di Visa.
Quando la società si è quotata in Borsa nel 2008, ha suddiviso le sue azioni in tre categorie:
- A, ordinarie e negoziate regolarmente;
- B, detenute da banche USA e non negoziate;
- C, di proprietà di banche straniere.
Le azioni B erano state riservate agli istituti di credito in merito a una causa del 2005 che vedeva coinvolte le banche emittenti di carte di credito affiliate a Visa. Le aziende di credito erano accusate, insieme alla società, di aver attuato azioni poco chiare per aumentare il costo delle transazioni. Quindi, le azioni non potevano essere cedute sul mercato fino a quando non si fosse arrivati a una risoluzione della causa. Il 90% dei reclami sono stati risolti e il valore delle azioni B è passato da 8 miliardi di dollari di quando sono state emesse a 96 miliardi di dollari al 31 agosto 2023.
Con la proposta di Visa di scambiare una metà delle azioni B con azioni C e un'altra metà con azioni B-2 di nuova creazione, le azioni C potrebbero essere vendute secondo un programma prestabilito, mentre le B-2 funzionerebbero come le B originali.
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Gli investitori hanno interpretato la mossa come un possibile sell-off sulle azioni Visa che farebbe ridurre le quotazioni. Per la società, invece, la proposta - che dovrà essere approvata dall'assemblea degli azionisti - offrirà un vantaggio agli investitori. Questi ultimi, infatti, continuerebbero a usufruire della protezione finanziaria e avrebbero più chiaro un piano di come le azioni di classe B verrebbero vendute nel tempo. "La proposta ridurrebbe il potenziale rischio di eccesso nella struttura attuale, con gli azionisti di classe B che avrebbero un'opzione per la liquidità a breve termine e il potenziale per un migliore trattamento del capitale regolamentare", ha affermato l'amministratore delegato di Visa, Ryan McInerney.
Secondo Trevor Williams, analista di Jefferies, tutto ciò aggiungerebbe un volume giornaliero di scambi di 350 milioni di dollari a 1 miliardo esistente. "Ci aspettiamo che gli investitori abbiano una certa esitazione a breve termine alla prospettiva di una pressione di vendita coordinata nel corso dei lockup se la proposta dovesse essere approvata", scrive. L'esperto ha un obiettivo di prezzo per le azioni Visa di 280 dollari, circa il 15% in più rispetto alle quotazioni attuali, sebbene ribadisca che lo scambio nel breve termine potrà creare qualche scossone.
James Faucette, analista di Morgan Stanley, ritiene che la proposta di scambio della società sia vantaggiosa per tutti gli azionisti di Visa. "Per gli azionisti di classe A e C, lo scambio ridurrebbe l'eccesso legato all'incertezza di quando e come le azioni di classe B alla fine saranno convertite e negoziabili pubblicamente come flottante", ha detto.