"Siamo stati in grado di ottenere questi risultati grazie alla avvenuta trasformazione industriale e culturale di UniCredit. Partendo da un insieme eterogeneo di tredici istituzioni, ci siamo evoluti per diventare un singolo Gruppo che lavora in armonia e che ha accesso a 15 milioni di clienti e 13 mercati in Europa. Procediamo verso la prossima fase della nostra trasformazione, che ci permetterà di rafforzare ancora di più le nostre capacità e di rendere ancora più solidi i nostri risultati finanziari", ha affermato l'Amministratore delegato Andrea Orcel.
Forte dei grandi numeri ottenuti, la banca ha alzato la guidance sui ricavi, anche se ha considerato prematuro farlo anche sugli utili in quanto l'azienda potrebbe scegliere di investire di più e i clienti chiederanno ritorni più elevati per i depositi. "In un momento di grande incertezza in Europa, non siamo soltanto concentrati sul conseguimento di solidi risultati oggi, ma anche sulla protezione di quelli futuri, tramite l’investimento nelle nostre fabbriche prodotto, nelle persone e nella tecnologia. Questo investimento creerà solide basi per una continua eccellenza finanziaria", ha aggiunto Orcel.
Il CEO si è detto anche "fiducioso ed entusiasta" di ciò che aspetta alla banca per il futuro. "I nostri fondamentali sono più forti che mai e siamo sulla buona strada per realizzare la nostra ambizione di diventare la Banca del Futuro in Europa. Continueremo a costruire il nostro successo a beneficio di tutti i nostri stakeholder", riporta il comunicato di presentazione della trimestrale di UniCredit.
Poco dopo l'avvio delle contrattazioni, le
azioni UniCredit segnano un calo dell'1,63% a 22,32 euro.
Trimestrale UniCredit: i dati salienti
Se entriamo nei particolari dei conti possiamo vedere come l'istituto di Piazza Gae Aulenti abbia ottenuto ricavi totali per 5,97 miliardi di euro, sostanzialmente invariati su base trimestrale, ma in crescita del 23,7% anno su anno. Di questi, 3,6 miliardi di euro sono derivanti da reddito netto da interesse, 1,77 miliardi da commissioni e 499 milioni da proventi da negoziazione.
Il margine di interesse, che rappresenta il cuore pulsante del business della banca, ha evidenziato un balzo del 45% su base annua grazie al contesto favorevole dei tassi d'interesse e a un'efficace gestione dei depositi. Le commissioni hanno subito un calo del 5,2%, per effetto della riduzione delle spese sui conti correnti in Italia e dei maggiori costi legati alle cartolarizzazioni. I proventi dalle attività di negoziazione sono aumentati del 26,7%, con le dinamiche positive del client risk management e dei tassi d'interesse più alti.
L'utile netto è risultato di 2,26 miliardi di euro, segnando un incremento del 6,8% rispetto al secondo trimestre e del 34,8% in confronto allo stesso periodo dello scorso anno. Superate di gran lunga le attese degli analisti, ferme a 1,9 miliardi di euro. L'EPS (Earning Per Share, l'utile per azione) diluito è stato di 1,24 euro, +10,6% sul trimestre precedente e +53,7% anno su anno.
Se si considerano i primi nove mesi dell'anno, UniCredit ha prodotto ricavi per 17,86 miliardi di euro (+22,2% a/a) e guadagni netti per 6,45 miliardi di euro (+70,9% a/a). Riguardo gli indici patrimoniali e reddituali, il Gruppo ha un CET1 Ratio del 17,19% - che pochi possono vantare - e un RoTE del 18,3%.
UniCredit: la guidance
UniCredit ha migliorato la guidance finanziaria per l'intero 2023, prevedendo ricavi superiori a 22,2 miliardi di euro e portando il reddito netto da interessi ad almeno 13,7 miliardi di euro. Rimane invece invariato l'outlook per quel che riguarda l'utile netto, stimato a 7,25 miliardi di euro.
L'azienda ha dichiarato che intende distribuire agli azionisti 6,5 miliardi di euro. Ricordiamo che si è conclusa la seconda tranche del programma di riacquisto di azioni proprie del 2022 per 1 miliardo di euro e, considerando anche gli acquisti effettuati nell'ambito della prima tranche per 2,34 miliardi di euro, UniCredit ha acquistato complessivamente 170,2 milioni di azioni, pari all’8,8% del capitale sociale alla data di lancio della prima tranche. L'istituto intende avviare un riacquisto di 2,5 miliardi di euro, dopo l'approvazione dell'assemblea degli azionisti e delle autorità di regolamentazione.
La tassa sugli extraprofitti
Particolarmente spinosa è la questione della tassa sugli extraprofitti che le banche italiane dovrebbero pagare nel 2024, a meno che non decidano di destinare almeno 2,5 volte l'importo da versare a riserva non distribuibile.
UniCredit nel comunicato di presentazione della trimestrale ha annunciato che non pagherà l'imposta di 1,1 miliardi di euro che le toccherebbe, ma creerà una riserva. Questo non intaccherà la cedola agli azionisti in programma, ha precisato la società.
La decisione di UniCredit getta ulteriori dubbi sui piani del governo italiano di raccogliere fino a 3 miliardi di euro dal prelievo straordinario sulle banche, anche perché ora gli altri istituti di credito potrebbero seguire l'esempio di UniCredit e rafforzare il patrimonio piuttosto che dare denaro allo Stato.