UniCredit avrà il via libera dal governo italiano per l'acquisizione di Banco BPM solo se rispetterà determinate condizioni. È quanto riferiscono alcune persone vicine alla questione a proposito della possibilità che l'esecutivo guidato da
Giorgia Meloni faccia valere lo strumento del
golden power per bloccare l'operazione.
UniCredit ha lanciato un'offerta pubblica di scambio il 25 novembre, proponendo 17,5 azioni del Banco BPM per ogni azione propria. Il rapporto di concambio ha valutato il titolo di Piazza Meda 6,657 euro, per un controvalore complessivo stimato in 10,1 miliardi di euro. Il prezzo offerto implica un premio pari a circa lo 0,5% rispetto ai prezzi ufficiali del 22 novembre 2024, ultimo giorno di quotazione in Borsa prima dell’offerta.
L'Ops è stata respinta dal Consiglio di amministrazione del Banco BPM, che l'ha definita inadeguata per il valore della banca. UniCredit quindi ha dovuto intraprendere la strada della scalata ostile, dovendo superare però diversi ostacoli. Tra questi l'eventualità che Palazzo Chigi faccia valere il golden power.
Affinché ciò non accada, ora il governo sembra abbia posto all'istituto guidato da Andrea Orcel tre condizioni:
- uscire il prima possibile dalla Russia,
- mantenere un rapporto prestiti/depositi del Banco BPM stabile,
- mantenere le attuali operazioni di project finance.
UniCredit svolge operazioni in Russia attraverso la controllata AO UniCredit Bank, istituto che si rivolge sia a clienti privati che corporate. Dopo che il leader russo Vladimir Putin ha ordinato l'invasione dell'Ucraina, la seconda banca italiana ha ridotto il volume dei prestiti russi, ma non ha adottato un tipo di uscita su larga scala che hanno fatto altri.
Orcel ha affermato che lascerà il mercato russo solo se costretto e comunque ha intenzione di incassare un indennizzo. Venerdì comunque è prevista una riunione di gabinetto del governo, che potrebbe deliberare sull'accordo.
UniCredit: le preoccupazioni del governo e il golden power
Solitamente, la formula del golden power viene attuata quando si considera la società preda un bene strategico nazionale da difendere dall'intrusione straniera. Lo scorso anno, il governo Meloni ha agitato tale strumento su Pirelli, imponendo restrizioni alla cinese Sinochem International, che controlla il produttore di pneumatici italiano con una quota del 37%.
Le strette hanno riguardato l'accesso alle informazioni relative ai sensori delle gomme. Al contrario, l'esecutivo ha dato il via libera all'acquisizione da parte di Banca Mps del rivale Mediobanca, per dar vita al terzo polo bancario da affiancarsi a Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Ma quali sarebbero le preoccupazioni del governo riguardo l'operazione UniCredit-Banco BPM al punto da mettere in campo il golden power? Come hanno più volte sostenuto i rappresentanti delle forze parlamentari che sostengono l'esecutivo, UniCredit è una banca paneuropea, con una presenza importante all'estero, in particolare in Germania. Il rischio è che inghiottendo Banco BPM, il business del settore bancario italiano riceva un'ulteriore spinta fuori dall'Italia.