Il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che invita il Dipartimento della Salute a collaborare con il Congresso per modificare la legge che consente a Medicare di negoziare i prezzi dei farmaci. L’obiettivo è introdurre una revisione normativa attesa da tempo dall’industria farmaceutica, che da mesi spinge per ottenere un allungamento dei tempi entro cui i farmaci diventano soggetti a negoziazione.
In particolare, i produttori chiedono che i medicinali a piccole molecole — quelli somministrati per via orale, come pillole e capsule — debbano attendere 13 anni, invece degli attuali 9, per diventare negoziabili, allineandosi così alla tempistica prevista per i più complessi farmaci biologici.
Questo cambiamento, tuttavia, non può essere introdotto con un semplice ordine esecutivo, poiché la materia è regolata da una legge. Per questo motivo, Trump ha incaricato il Segretario alla Salute, Robert F. Kennedy Jr., di avviare un dialogo con il Congresso per realizzare questa riforma. Vediamo tutti i dettagli.
Il contesto: dalla riforma Biden alle critiche dell’industria
La possibilità per Medicare di negoziare direttamente i prezzi di alcuni farmaci è stata introdotta nell’ambito dell’Inflation Reduction Act promosso dall’ex presidente Joe Biden. Si tratta di una svolta significativa, considerando che Medicare copre circa 66 milioni di cittadini americani, la maggior parte dei quali ha più di 65 anni.
Il provvedimento rappresenta uno dei punti chiave dell’agenda sanitaria democratica, ma ha incontrato una forte opposizione da parte dell’industria farmaceutica. I produttori temono che la riduzione dei prezzi imposta attraverso le negoziazioni possa scoraggiare l’innovazione e compromettere gli investimenti in ricerca e sviluppo.
In particolare, le aziende lamentano la disparità nei tempi di attivazione della negoziazione: mentre i farmaci biotech sono soggetti alla trattativa dopo 13 anni, quelli più comuni, come le pillole, sono vincolati già dopo 9.
Cosa succede ora con Trump?
L’amministrazione Biden, attraverso il primo ciclo di trattative, è riuscita a ottenere riduzioni di prezzo fino al 79% su 10 dei farmaci più costosi per il programma Medicare. Ora, sotto la guida di Trump, si avvia una seconda fase che coinvolgerà un nuovo gruppo di 15 medicinali, tra cui alcuni trattamenti noti come Ozempic e Wegovy per diabete e perdita di peso, prodotti da Novo Nordisk, e farmaci oncologici di Pfizer come Ibrance e Xtandi.
Secondo fonti della Casa Bianca, le modifiche proposte dal team di Trump alla struttura delle negoziazioni potrebbero generare risparmi ancora maggiori rispetto a quelli ottenuti finora, anche se non sono stati forniti dettagli specifici in merito.
Un segnale positivo per il settore farmaceutico
L’ordine esecutivo firmato da Trump è stato interpretato dai mercati come un segnale favorevole per l’industria farmaceutica. In particolare, la proposta di allungare da 9 a 13 anni il periodo di esclusione dalla negoziazione dei prezzi per i farmaci a piccole molecole rappresenta un importante successo per le aziende del settore, che da tempo chiedevano questo cambiamento.
Tale misura, se approvata dal Congresso, garantirebbe più anni di margini protetti prima di affrontare la pressione negoziale di Medicare, migliorando le prospettive di redditività per molti produttori di farmaci. Di conseguenza, i titoli dei colossi del settore come Pfizer, Merck, Bristol Myers Squibb ed Eli Lilly potrebbero beneficiare di un sentiment positivo da parte degli investitori.
Anche se altre disposizioni dell’ordine, come la promozione dei generici e l’importazione di farmaci, potrebbero bilanciare in parte l’effetto nel lungo periodo, la direzione generale dell’intervento appare chiaramente pro-business e ha dato un impulso di fiducia al comparto.