Le
azioni TIM salgono a Piazza Affari nell'ultima seduta settimanale piazzando un +3,15%, ma durante la giornata il titolo è arrivato a guadagnare fino al 6%. Il driver che sta favorendo gli acquisti è rappresentato dalla notizia che
Vivendi presenterà ricorso in Tribunale per bloccare la vendita della rete a KKR.
La notizia per la verità era attesa dal mercato, ma l'ufficialità è arrivata dopo oltre un mese dall'approvazione da parte del Consiglio di amministrazione di TIM di cedere l'infrastruttura alla società di private equity americana.
Il ricorso è stato imbastito dai legali del gruppo francese e dovrebbe essere depositato domani o al più tardi la prossima settimana. L'atto dovrebbe anche essere accompagnato dalla richiesta di un provvedimento cautelare che blocchi l'operazione fino al giorno del pronunciamento del Tribunale.
TIM-KKR: le contestazioni di Vivendi sulla rete
Vivendi ha contestato aspramente l'operazione di cessione della rete primaria e secondaria di NetCo, nata nel 2022 dal superamento dell'integrazione verticale di TIM con la separazione degli asset infrastrutturali dai servizi. L'accordo tra il colosso delle telecomunicazioni italiane e KKR, approvato dal CdA di TIM il 5 novembre, si basa su un prezzo di vendita di 18,8 miliardi di euro, a cui si aggiungono 3 miliardi di euro di earn-out. Quest'ultimo si ha al verificarsi di alcune condizioni come ad esempio la fusione con Open Fiber per la rete unica.
Yannick Bolloré, a capo di Vivendi, proprietario del 24% di TIM, si è opposto ritenendo che tutta l'infrastruttura di rete valesse almeno 31 miliardi di euro. Quindi, ha chiesto che la transazione fosse messa ai voti in assemblea. Il board però ha ignorato le richieste della società di media francese, il che ha spinto l'azionista di maggioranza dell'azienda telefonica di agire per vie legali.
Se TIM supererà tutti gli ostacoli, l'operazione le permetterà di risanare un indebitamento che supera i 20 miliardi di euro. La proprietà della rete andrà al consorzio guidato da KKR, ma di cui fa parte anche lo Stato attraverso il MEF che rileverà fino al 20% e il fondo per le infrastrutture italiano F2i, che potrebbe comprare il 10% delle quote. Quindi, il Tesoro conserverebbe un controllo strategico sulla rete.
La mossa di Vivendi ha però orizzonti più ampi. La sua partecipazione in TIM sembra destinata alla vendita ormai, ma l'azienda parigina vuole difendere il proprio investimento da 4 miliardi di euro, su cui ha subìto 3 miliardi di minusvalenze. In altri termini, quella del ricorso potrebbe essere una tattica per alzare il prezzo della cessione, mettendosi da ostacolo all'operazione di rete e facendo pressione affinché venga trovato un compratore che rilevi la sua quota.
La questione Sparkle
Resta ancora in ballo l'altro pezzo di Netco, ossia Sparkle, la società che gestisce i cavi sottomarini con una rete di 560 mila chilometri in fibra ottica estesa dal Mar Mediterraneo, all’Oceano Atlantico e Indiano. Il CdA di TIM ha concesso a KKR la proroga fino al 30 gennaio 2024 per completare la due diligence e formulare un'offerta vincolante su Sparkle. Questa alla fine dovrebbe finire sotto il controllo del MEF, che comunque è alleato di KKR, ma tutto è ancora in bilico perché bisogna trovare un accordo sulla valutazione.