I più accorati sostenitori di
Tesla sono rimasti scioccati la scorsa settimana quando il produttore di auto elettriche statunitense ha presentato i conti trimestrali. Ad aver depresso gli investitori non sono i risultati in sé, che nel complesso sono stati anche brillanti superando le attese. Vi è un dato che il mercato non ha proprio digerito e che si intreccia in maniera profonda con tutta la politica aziendale. Stiamo parlando dei
margini di profitto (
Tesla: i margini trimestrali scendono, azioni crollano a Wall Street).
La riduzione è stata un brutto colpo, perché Tesla ha iniziato una vera e propria guerra commerciale con la concorrenza quest'anno,
abbassando il prezzo dei suoi modelli di auto. Del resto, cosa c'era da aspettarsi? È chiaro che i margini si sarebbero ridimensionati e ciò era stato messo in preventivo proprio dall'Amministratore delegato
Elon Musk, il quale ha dichiarato che l'azienda punta sui volumi per mantenere la quota di mercato, a costo di sacrificare i margini di guadagno.
Tuttavia, il mercato sperava in qualcosa di più. Ora teme che, con l'intensificarsi della competizione, tali margini saranno sempre più risicati mettendo a repentaglio la redditività dell'azienda.
Tesla amata dai trader, Apple dagli investitori
Forse le preoccupazioni sono eccessive, fatto sta che le azioni Tesla sono affondate del 9,7% il giorno dopo che la società ha alzato il velo sui conti. Il problema è che questi movimenti accelerano un turnover ormai consacrato delle azioni della compagnia automobilistica a Wall Street. Il giorno seguente la trimestrale, circa
47 miliardi di dollari sono passati di mano, ovvero oltre il 5% della capitalizzazione di mercato della società. Per fare un paragone, le azioni
Apple sono state scambiate per circa lo 0,4% del suo valore di mercato. Questo va oltre il rapporto storico che vi è tra le due società. Infatti, le azioni Tesla in genere sono negoziate circa 10 volte il valore in dollari di Apple in un dato giorno (numero di azioni scambiate moltiplicato per il prezzo medio).
Detto in altro modo, l'intera capitalizzazione di mercato di Tesla "gira" ogni 20-30 giorni, mentre quella di Apple circa una volta l'anno. Tradotto in termini pratici vuol dire che mediamente le azioni Tesla vengono detenute per non più di un mese e il titolo Apple per circa 12 mesi. Anzi, se si escludono quelli che mantengono in portafoglio le azioni Tesla per lungo tempo, come il CEO Elon Musk, il tempo medio di detenzione si accorcia.
Cosa significa tutto questo? L'interpretazione che dà Katie Stockton, fondatrice di Fairlead Strategies, è che "Tesla è amata dai trader e Apple dagli investitori". Questo però potrebbe essere un rischio per i fan della società con sede ad Austin, perché il trading eccessivo alla lunga potrebbe limitare le performance ottenute.