Gli investitori hanno chiuso la settimana borsistica americana in attesa di quanto succederà nella prossima, quando è in calendario la riunione della
Federal Reserve. Le indicazioni che avverranno il 26 luglio, data che chiude la due giorni di riunioni della Banca centrale, potrebbero essere di estrema importanza in rapporto a quelle che saranno le aspettative sull'andamento dell'economia americana. Se la Fed farà capire o, ancora meglio, dichiarerà che i tassi d'interesse sono giunti alla fine del ciclo dei rialzi, allora presumibilmente
aumenteranno le prospettive che una recessione potrà essere evitata o sarà lieve.
Per oltre un anno si è parlato di quando arriverà una contrazione dell'economia a stelle e strisce e di quanto potrà essere profonda. Tuttavia, nonostante alcuni abbiano preconizzato scenari catastrofici, finora di tutto ciò non se ne vede neppure l'ombra. Vero è che l'impatto della trasmissione della politica monetaria dell'istituto centrale richiede una tempistica che può arrivare anche a 24 mesi. È altrettanto vero però che, con una produzione che viaggia a passo spedito e con un mercato del lavoro che scoppia di salute, è davvero difficile immaginare un rovesciamento radicale della situazione attuale.
Economia USA: per Morgan Stanley ci sarà un atterraggio morbido
Lo stato di forma dell'economia USA ha convinto alcuni analisti ad alzare le stime sulla crescita del Paese. Gli ultimi in ordine temporale sono quelli di Morgan Stanley, che prevedono per il 2023 un PIL finale in aumento dell'1,3%, rispetto a una precedente previsione che lo dava in salita dello 0,6%.
Gli esperti della banca d'investimento americana ritengono che ci sarà "un atterraggio morbido e confortevole per l'economia", grazie a un settore industriale forte e a maggiori investimenti pubblici nelle infrastrutture. Al riguardo, Morgan Stanley stima investimenti in strutture non residenziali in crescita del 12,9% entro il quarto trimestre e investimenti statali e locali in aumento del 4%.
Le considerazioni della banca sono in linea con quelle espresse all'inizio della settimana dall'altro colosso finanziario statunitense, Goldman Sachs. Gli economisti di Goldman hanno ridimensionato la probabilità che negli USA avvenga una recessione,
abbassando la soglia dal 25% al 20% (
Recessione USA: Goldman Sachs riduce la probabilità al 20%)
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"La ragione principale del nostro taglio è che i dati recenti hanno rafforzato la nostra fiducia che portare l'inflazione a un livello accettabile non richiederà una recessione", aveva affermato Jan Hatzius, capo economista della banca d'investimento. In particolare, l'esperto cita alcuni dati macroeconomici come la crescita del PIL, il rimbalzo della fiducia dei consumatori e i livelli di disoccupazione scesi a giugno dal 3,7% al 3,6%.