Stellantis mette a tacere le recenti speculazioni su possibili manovre di aggregazione con altri costruttori di auto (ed in particolare con la francese Renault). Per bocca del suo presidente John Elkann, la casa automobilistica italo-francese ha riferito che allo studio non esiste alcun piano di fusione. "La società è concentrata sull’esecuzione del piano strategico Dare Forward e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati, per rafforzare la sua attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia", ha aggiunto Elkann.
Nell'ambito del Tavolo Automotive promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il leader della famiglia Agnelli ha sottolineato come il Gruppo sia impegnato nel "raggiungimento di importanti obiettivi comuni per affrontare le sfide della transizione energetica". Sulle dichiarazioni di Elkann, le
azioni Stellantis hanno preso a scendere alla Borsa di Milano, registrando una perdita a metà seduta di 0,66 punti percentuali.
Stellantis: le ipotesi di fusione con Renault
Nel week-end si sono rincorse le voci su una possibile fusione tra Stellantis e Renault, il che creerebbe un gigante da oltre 70 miliardi di euro di capitalizzazione, 220 miliardi di euro di ricavi e 7 milioni di auto. L'obiettivo sarebbe stato quello di consolidare il settore per ridurre i costi e contrastare l'ascesa delle case automobilistiche cinesi.
Gli osservatori di mercato hanno messo insieme i pezzi, sulla base di due fatti importanti. Uno riguarda le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dall'Amministratore di Stellantis, Carlos Tavares, che ha parlato della necessità di un consolidamento a causa di uno scenario cambiato dopo la pandemia e il passaggio evolutivo alle auto elettriche. In tale contesto, il CEO ha riferito che una società come Renault, che difetta di economie di scala, potrebbe essere più propensa ad accordi con altre aziende.
Proprio Renault - e qui il secondo fatto - ha annullato la quotazione di Ampere, la sua unità di auto elettriche. Una mossa, questa, che ha messo in moto le speculazioni su qualcos'altro che già bolle in pentola.
Ma quanto sarebbe realistica una fusione Stellantis-Renault, al di là delle smentite di Elkann? Secondo Banca Akros esistono le condizioni per l'accordo, in quanto "sarebbe la premessa per un grande sforzo di taglio dei costi in Europa per contrastare le importazioni cinesi". Più scettici, invece, gli analisti di Intermonte, secondo cui, nonostante "sinergie tra il 3% e il 5% del fatturato, potrebbero sorgere delle problematiche in merito alla market share che la nuova entità avrebbe in Francia, Italia e Spagna". Alla fine, gli esperti concludono che, al momento attuale, una fusione tra le due compagini "non sembra un'opzione concreta".
Stellantis-Renault: l'ennesimo smacco per il governo italiano?
Una combinazione Stellantis-Renault non farebbe certamente piacere al governo italiano, visto che l'unione partorirebbe un gruppo a trazione francese. Infatti, oggi il governo transalpino è proprietario del 6,4% di Stellantis (10% dei diritti di voto) e del 15% di Renault. A rigor di logica, se i due costruttori dovessero allearsi, l'Eliseo potrebbe detenere una quota intorno al 10%, più o meno come Exor che in Stellantis detiene il 14,9% e che vedrebbe diluita la propria partecipazione. Tra l'altro, l'azionariato della nuova entità sentirebbe la presenza anche della famiglia Peugeot, che possiede il 7% di Stellantis.
Nell'annunciare un piano da 1 miliardo di euro in termini di sussidi per il settore auto, la scorsa settimana il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha contestato a Stellantis la politica aziendale di trasferire la produzione all'estero dopo aver beneficiato degli incentivi statali. Le accuse ricalcano quanto affermato dal governo Meloni in precedenza, ossia che il Gruppo con sede in Olanda ha messo in cassa integrazione i lavoratori negli stabilimenti in Italia, mentre nel frattempo tutta l’industria automobilistica lotta per l’elettrificazione. L'esecutivo non è nuovo a queste esternazioni, come quando ha affermato che la fusione del 2019 tra FCA e Peugeot, che diede vita a Stellantis, non sia stata altro che una "svendita alla Francia".
Alle invettive di Palazzo Chigi, Tavares ha risposto a muso duro ritenendo il governo responsabile della perdita dei posti di lavoro vista la mancanza di adeguati sostegni per favorire il passaggio alle auto elettriche.