Quando la maggior parte dei titoli del lusso fatica a ritrovare slancio, LVMH torna sotto i riflettori dei mercati con risultati semestrali migliori del previsto. A guidare il movimento non è tanto la brillantezza dei numeri - l’utile operativo è sceso del 15% mentre la divisione core Fashion & Leather ha evidenziato una flessione del 9% - quanto la percezione che il peggio possa essere ormai alle spalle.
Secondo Adam Cochrane, analista di Deutsche Bank specializzato nel settore luxury, i dati vanno interpretati nel giusto contesto. "Non è stato un trimestre stellare, ma vediamo segnali incoraggianti: un miglioramento sequenziale nelle vendite a cambi costanti è atteso dal terzo trimestre in poi, e gran parte della debolezza è legata a un turismo ancora fiacco”, ha detto l'esperto. Cochrane ha anche sottolineato come l’EBIT di LVMH sia stato “marginalmente migliore delle attese”.
Sul listino di Parigi le azioni LVMH salgono del 2%: "gli investitori aspettavano un’occasione per rientrare sul titolo e la conference call ha evidenziato alcuni elementi positivi, tra cui il recupero tangibile della Cina, guadagni di quota di mercato per alcuni brand strategici e una gestione dei costi sempre più rigorosa”.
Arnault tra strategia industriale e diplomazia
Se i numeri sono stati meglio del previsto, è anche merito della visione di lungo periodo del CEO Bernard Arnault, che continua a muoversi con disinvoltura tra business e diplomazia. In un’intervista al Wall Street Journal, il numero uno del gruppo ha confermato l’apertura di una nuova fabbrica Louis Vuitton in Texas entro il 2027, segnale chiaro della volontà di adattarsi alla nuova realtà geopolitica imposta dai dazi statunitensi.
Nel frattempo, Arnault ha avviato un’opera di pressione sui leader europei per raffreddare le tensioni con l’amministrazione Trump, che minaccia di colpire il settore con ulteriori tariffe. La direttrice finanziaria Cecile Cabanis ha poi aggiunto che LVMH potrebbe moderare i suoi aumenti di prezzo futuri, proprio per proteggere i margini e la competitività in mercati sensibili come quello americano.
LVMH ha sì riportato un trimestre in calo, ma è stata brava a limitare i danni. Gli analisti vedono spiragli di ripresa a partire dalla seconda metà dell’anno, soprattutto se Cina e turismo torneranno a crescere.