Dopo un crollo del 38% degli utili del 2022, Rio Tinto ha più che dimezzato il dividendo. Il gigante minerario anglo-australiano ha pagato lo scotto dell'indebolimento dei prezzi del minerale di ferro per effetto del calo della domanda dalla Cina, dopo le chiusure Covid-19. Nel contempo, hanno pesato gli aumenti del costo della manodopera, nonché dei materiali per via dell'inflazione.
L'azienda comunque ha lasciato un margine di speranza affermando che la richiesta cinese di minerale di ferro sta mostrando segni di rimbalzo e che i prezzi delle materie prime negli ultimi mesi hanno trovato sostegno, anche se in un contesto di economia volatile. "È molto positivo che anche la Cina ora esca dai blocchi Covid e siamo fiduciosi che la domanda cinese rappresenterà un fattore di stabilizzazione per l'economia mondiale nel 2023", ha riferito l'Amministratore delegato Jakob Stausholm. Alla Borsa di Londra, le azioni di Rio Tinto hanno aperto le contrattazioni con un calo circa del 2%.
Rio Tinto: i numeri del 2022
Lo scorso anno Rio Tinto ha registrato un Ebirda di 26,27 miliardi di dollari e guadagni netti per 12,42 miliardi di dollari, in netto calo rispetto al record di Ebitda (37,72 miliardi) e profitti netti (21,09 miliardi) del 2021. Tutto ciò è arrivato su vendite 2022 per 55,55 miliardi di dollari, in discesa in confronto al fatturato di 63,50 miliardi dell'anno precedente. Il free cash flow è passato da 17,66 miliardi del 2021 a 9,01 miliardi di quest'anno.
A incidere in maniera determinante il calo del prezzo medio del minerale di ferro, che è passato dai 143,80 dollari del 2021 ad appena 106,10 dollari per tonnellata del 2022. Inoltre, l'andamento dei margini è stato negativamente influenzato dai salari più alti determinati dalla carenza di manodopera qualificata e dall'aumento delle spese per il carburante e le materie prime. Tra l'altro, vi sono stati investimenti nella miniera di Gaudai-Darri a Pilbara per aumentare la produzione, il che ha fatto lievitare i costi unitari a 21,30 dollari per tonnellata.
I risultati di Rio Tinto fanno il paio con quelli pubblicati ieri dal rivale BHP Group, che ha riportato un crollo del 32% dell'utile semestrale rispetto al previsto, sebbene la società mineraria australiana abbia segnalato una guidance promettente con la riapertura delle attività produttive in Cina (
BHP: crolla l'utile semestrale, l'azienda taglia il dividendo del 40%).
Rio Tinto: guidance e dividendi
Per l'anno in corso Rio Tinto ha mantenuto la sua guidance relativa la produzione ed il costo unitario mentre ha abbassato quella sugli investimenti di capitale a 8 miliardi di dollari, quando in precedenza aveva previsto una cifra che poteva estendersi fino a 9 miliardi. Tuttavia, per il 2024 e il 2025 la quota è stata elevata rispettivamente a 9 e 10 miliardi di dollari. In questo 2023 il gruppo con sede a Londra ha affossato il dividendo a 4,92 dollari per azione, dopo un pagamento record nel 2021 di 10,4 dollari.