Dal 20 giugno 2025 Rheinmetall entrerà a far parte del più prestigioso indice borsistico europeo: l'Euro Stoxx 50. La promozione del colosso della difesa tedesco arriva dopo un rally strepitoso che ha portato le azioni ad un guadagno di circa 244 punti percentuali nell'ultimo anno e di circa il 1.800% da quando la Russia ha invaso l'Ucraina. Solo nel mese di maggio il titolo ha guadagnato all'incirca il 26%, con l'impennata che ha determinato una capitalizzazione della società di 87 miliardi di euro.
A trainare gli acquisti delle azioni dell'azienda con sede a Düsseldorf sono state le tensioni a livello europeo riguardo un possibile conflitto futuro con la Russia, vista la situazione drammatica in Ucraina. Tutto questo ha spinto l'Europa a rafforzarsi sul fronte della difesa e in particolare la Germania a pianificare una spesa monstre di 1.000 miliardi di euro, di cui la metà in investimenti militari. Giocoforza, Rheinmetall ne trae maggiore giovamento in termini di fatturato e profitti.
L'inclusione nell'Euro Stoxx 50 è importante, in quanto
l'indice è ampiamente seguito dai fondi di investimento passivi. Questi, nel riallineamento dei portafogli alla nuova composizione dell'indice, dovranno inevitabilmente acquistare le
azioni Rheinmetall, che quindi potrebbero ulteriormente incrementare i guadagni alla Borsa di Francoforte.
Rheinmetall: ecco chi sostituirà nell'Euro Stoxx 50
L'inclusione di Rheinmetall nell'Euro Stoxx 50 era inevitabile, poiché attualmente la società tedesca è più grande di oltre la metà degli attuali membri dell'indice. In ambito militare, tra i componenti figurano anche la francese Safran e l'olandese Airbus. Tuttavia, Rheinmetall sarà l'unico nome della difesa pure-play.
A fargli posto è Kering, il gigante transalpino del lusso proprietario di Gucci. La dinamica in Borsa tra la new entry e la società uscente è stata opposta nell'ultimo periodo. Le
azioni Kering quest'anno sono crollate fino al livello più basso dal 2016 e negli ultimi 12 mesi hanno registrato un passivo di circa il 46%.
I venti contrari per il gruppo con sede a Parigi sono fondamentalmente due. In primo luogo il calo della spesa dei ricchi acquirenti cinesi dovuto al rallentamento dell'economia del Dragone. È vero che solitamente il settore del lusso risente di meno rispetto ad altri di un andamento negativo dell'economia in quanto si riferisce a una fascia di popolazione benestante e che quindi può spendere a prescindere. Ma evidentemente stavolta la crisi cinese ha interessato in misura rilevante anche i ricchi.
In secondo luogo
le prospettive del settore divenute più cupe. Ciò è da ascrivere ai dazi del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump che hanno comportato una situazione generale di incertezza sui ricavi futuri delle aziende del lusso in un mercato chiave come quello americano.