Pirelli: ecco come il governo prova a limitare l'influenza cinese | Investire.biz

Pirelli: ecco come il governo prova a limitare l'influenza cinese

05 apr 2023 - 11:00

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Palazzo Chigi sta studiando alcune soluzioni per limitare il raggio d’azione dei soci cinesi in Pirelli. Ecco cosa bolle in pentola

Il governo italiano sta elaborando un piano per provare a limitare l'influenza cinese in Pirelli. Attualmente il conglomerato statale Sinochem, specializzato in prodotti chimici e fertilizzanti, ha una quota di maggioranza del 37% nell'azienda di pneumatici milanese. Per questo Palazzo Chigi ha intavolato discussioni con gli investitori di Pirelli per apportare alcune modifiche all'assetto proprietario della società.
 
Tra le opzioni vi sono quella di limitare i diritti di voto dei membri del Consiglio di amministrazione nominati da Sinochem, nonché di porre un limite alla condivisione di informazioni su tecnologie sensibili e strategiche. Le opzioni in esame non altererebbero la struttura azionaria, tantomeno costringerebbero Sinochem a vendere, ma attenuerebbero la capacità della Cina di esercitare un peso troppo rilevante sul business della società.
 
 

Pirelli: il jolly del golden power

Le discussioni in corso rientrano in un piano dell'Europa di sostenere gli Stati Uniti nel contenimento dell'ascesa economica e tecnologica della Cina. Tuttavia, il Vecchio Continente mostra ancora una certa riluttanza a tagliare drasticamente i legami con Pechino, considerato per il momento un partner chiave per le aziende della regione.
 
In particolare, l'Italia risulta l'unico Paese del G7 ad aver firmato un memorandum d'intesa con il Dragone in merito alla Belt and Road Initiative, meglio conosciuta come la Via della Seta. Il patto dovrebbe essere prorogato nel 2024, a meno che il governo Meloni non opti per uno stop. In tal caso, la mossa potrebbe essere molto rischiosa, in quanto azionerebbe con molta probabilità una reazione dura da parte delle autorità cinesi.
 
Sul caso Pirelli, l'Italia avrà l'arma del golden power, uno strumento che consente di bloccare alcune operazioni che riguardano aziende private che operano in settori strategici per l'economia della nazione. La società guidata da Marco Tronchetti Provera di recente ha comunicato al governo di voler rinnovare un patto parasociale tra Sinochem e la holding finanziaria di Tronchetti Provera, Camfin. Ciò rappresenta un freno per Pirelli, in quanto per le regole del golden power la maggior parte delle decisioni aziendali devono passare al vaglio dell'esecutivo.
 
"Vale la pena notare che il regolamento golden power consente l'esercizio di poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcune aree di attività definite strategicamente importanti nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni", ha scritto l'analista di Bestinver Silvestro Bonora in una nota ai clienti. "Sarà interessante vedere come il caso potrebbe essere inquadrato all'interno della struttura giuridica dell'Istituto".
 
 

Pirelli: l'azionariato attuale

Oltre al 37% detenuto da Marco Polo International, holding d'investimento che raggruppa i soci cinesi di Sinochem, l'azionariato di Pirelli è costituito dalle seguenti partecipazioni:
 
  • Investitori istituzionali con una quota del 26,5%;
  • Camfin con una quota del 16%;
  • il fondo PFQY con una partecipazione del 9%;
  • Brembo con un pacchetto azionario del 6%;
  • Long March con il 3,68%;
  • altri investitori con il 3,69%.
 
Pirelli è attiva a livello globale nel settore degli pneumatici per auto, motociclette e biciclette, operando attraverso due segmenti. Uno è quello Consumatori, che si rivolge ad auto, motoveicoli, SUV, veicoli commerciali leggeri e motociclette. Un altro riguarda il segmento Industria, che fa riferimento ad autobus, camion pesanti e macchine agricole. L'azienda è attiva anche nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie per il controllo delle emissioni attraverso le controllate Pirelli & Co. Eco Technology e Pirelli & Co. Ambiente SpA.
 
Il suo campo di operatività è esteso, con stabilimenti dalla Cina alla Romania, e controllate in vari Paesi come Svizzera, Brasile e Gran Bretagna. La società è quotata alla Borsa di Milano dal 1922, ma nel 2015 è stata delistata salvo poi tornarvi nel 2017, essendo presente negli indici FTSE Mib e FTSE Italia Brands. Dal suo ritorno a Piazza Affari Pirelli però ha perso oltre due terzi di capitalizzazione.  
 
 

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