Nike ha chiuso il quarto trimestre fiscale con un utile netto in caduta libera: 211 milioni di dollari contro gli 1,5 miliardi dell’anno precedente, pari a un calo dell’86%. Tuttavia, i risultati hanno battuto le attese di Wall Street, con ricavi a 11,1 miliardi di dollari (contro gli 10,72 miliardi stimati) e utili per azione a 14 centesimi.
Per il primo trimestre la società ha detto di attendersi un calo dei ricavi a una cifra media su base annua, inferiore al -7% atteso dal mercato. Le azioni Nike nel pre-market di Wall Street segnano un rialzo del 10,4%.
Il CFO Matt Friend ha confermato che questo trimestre rappresenta il punto più basso della fase di rilancio, e che le prospettive per l’anno fiscale 2026 sono più incoraggianti.
Nike, l’impatto dei dazi: 1 miliardo in più di costi
Una delle nuove difficoltà che la società si trova ad affrontare è rappresentata dai dazi commerciali, che comporteranno un aggravio di circa 1 miliardo di dollari sul nuovo esercizio. Nike ha già annunciato piani per mitigare l’impatto attraverso la riorganizzazione della supply chain, rialzi di prezzo e nuove collaborazioni industriali. Attualmente, il 16% della produzione è in Cina, ma l’obiettivo è scendere a una quota a singola cifra entro l’estate 2025.
Nike: addio al "direct-only", ritorno allo sport
Da quando Elliott Hill ha preso le redini del gruppo, Nike ha rivisto la strategia del predecessore John Donahoe, tornando a puntare sul canale wholesale e sul core sportivo. L’azienda ha ristabilito rapporti con retailer come Aritzia, Urban Outfitters e Amazon (dove tornerà dal prossimo autunno), uscendo dalla logica della vendita diretta esclusiva.
Parallelamente, Hill ha riorganizzato i team interni per focalizzarsi su atleti e segmenti specifici – running, basket, training – e ha lanciato collezioni mirate come quella per A’ja Wilson, andata sold out in tre minuti.
Nike: performance in calo, ma segnali positivi dai negozi
Le vendite digitali sono crollate del 26% e quelle all’ingrosso del 9%, ma i negozi fisici Nike hanno registrato un +2%. Le visite sono ancora in calo (-3,2% a maggio), ma i dati suggeriscono un lento miglioramento.
In Nord America, mercato principale per Nike, le vendite sono scese dell’11%, ma sopra le attese. In Cina, invece, il recupero sarà più lento, anche a causa dell’intensa concorrenza locale e della necessità di smaltire le scorte.
Nike continua a perdere terreno nel mercato femminile, dove rivali come Lululemon e Alo Yoga stanno guadagnando consensi. Il lancio della linea in collaborazione con Skims di Kim Kardashian, previsto per il trimestre, è stato rinviato. Nonostante ciò, l’abbigliamento rappresenta già il 28% dei ricavi del brand e resta un pilastro della strategia di diversificazione.