Nell'ambito dell'aggiornamento del piano triennale 2026-2028, Mediobanca prova a respingere l'assalto di
Banca MPS proponendo agli azionisti
remunerazioni per 4,9 miliardi di euro. Contestualmente, l'istituto di Piazzetta Cuccia ha ribadito che l'Offerta pubblica di scambio avanzata dalla banca senese è priva di una logica industriale e che presenta svariati rischi di esecuzione. Il programma sarà improntato su una solidità reddituale e finanziaria, rafforzata dall'Ops su Banca Generali.
"L’estensione al 2028 del piano ”ONE BRAND - ONE CULTURE”, dimostra come Mediobanca sia in grado di realizzare, pur in un contesto macroeconomico complesso, un’ulteriore solida crescita di ricavi, utili e redditività, puntando a conseguire i migliori rendimenti di settore, associati a un basso profilo di rischio e di execution nonché a un significativo aumento della remunerazione degli azionisti", ha detto l'Amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, nel comunicato della banca che illustra il piano industriale.
"Questo entusiasmante percorso di crescita stand-alone, compiuto rimanendo ancorati alla 'scuola di banca responsabile', verrà ulteriormente potenziato dalla combinazione con Banca Generali". Questa è "un'operazione in grado di creare un leader Europeo nel Wealth Management per dimensioni, capacità di crescita e remunerazione degli azionisti, il cui closing è previsto per il prossimo mese di ottobre".
Mediobanca: alcuni numeri del piano industriale
In termini numerici, il piano prevede una solida crescita di ricavi e utili. Nel triennio, le entrate dovrebbero salire del 20% a oltre 4,4 miliardi di euro grazie al contributo di tutti i segmenti. Il principale contributore sarà la gestione patrimoniale, con un aumento di 0,2 miliardi di euro a 1,2 miliardi di euro.
Il margine di interesse è previsto crescere da quasi 2 ad oltre 2,2 miliardi mentre le commissioni e gli altri proventi netti aumenteranno da quasi 1,1 ad oltre 1,3 miliardi. +45% per gli utili a 1,9 miliardi di euro nel periodo. La struttura di capitale rimarrà robusta con un CET1 ratio al 14%, dal 15% precedente. La banca emetterà strumenti AT1 per 750 milioni di euro, che porteranno il Tier1 capitale al 15,5%.
Mediobanca: le remunerazioni degli azionisti
Nei tre anni fino al 2028, Piazzetta Cuccia prevede una remunerazione degli azionisti sino a 4,9 miliardi di euro. La cifra sarà ripartita tra dividendi per 4,5 miliardi di euro e riacquisti di azioni proprie per 400 milioni di euro come rappresentato dal piano triennale nel maggio del 2023.
Mediobanca precisa che la politica di distribuzione avverrà interamente per cassa, sulla base degli utili ricorrenti, con un pay-out del 100%. Il dividend per share di 1,12 euro nel 2025 aumenterà del 50% nel 2026 fino ad arrivare a 2,1 euro nel 2028.
Il no a MPS
Mediobanca ha ribadito il no al tentativo di MPS di impadronirsi dell'istituto. Nel comunicato spiega che per gli azionisti l'operazione è priva di razionale industriale e finanziario, oltre a essere caratterizzata da "evidenti elevati rischi di esecuzione". In pratica, si configurerebbe una situazione di banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata, ad elevato assorbimento di capitale, altamente sensibile al contesto macroeconomico, senza rafforzamento in alcuno dei segmenti di attività di Mediobanca e con immutati i rischi insiti nel bilancio di MPS.
Ciò comporterebbe la riduzione a doppia cifra dell’EPS (earning per share), per le limitate sinergie da funding, la presenza di cospicue dissinergie di ricavo e la sostanziale assenza di reali sinergie di costo. Viceversa, ci sarebbe un prevedibile emergere di un cospicuo costo di retention legato ai promotori finanziari e ai private & investment bankers.
Mediobanca inoltre rileva la "difficoltà di stimare livelli di ROTE, CET1 e quindi pay-out sostenibili della nuova entità per le criticità legate alla tenuta del franchise, per le componenti non ricorrenti presenti nel bilancio MPS (fiscalità e rischi legali), per l’elevata sensitivity ai tassi di interesse e al rischio di credito soprattutto per le SMEs".
A ciò si aggiungono: "la difficoltà a usare le DTA nell’ammontare e nei tempi ipotizzati; la non comparabilità della politica di remunerazione degli azionisti che è a rischio di esecuzione basso in Mediobanca ed elevato in MPS per effetto delle predette difficoltà di integrazione; il forte sconto implicito nel prezzo dell’offerta rispetto al valore intrinseco di Mediobanca, delle sue attività, nonché delle sue prospettive di crescita e di creazione di valore".