Meta Platforms ha ottenuto una vittoria legale significativa contro 13 autori, tra cui Sarah Silverman e Ta-Nehisi Coates, che accusavano l'azienda di aver violato il copyright utilizzando i loro libri per addestrare il modello di intelligenza artificiale LLaMA.
Il giudice federale Vince Chhabria ha stabilito che l’uso dei testi da parte della società guidata dal CEO Mark Zuckerberg è protetto dal principio del “fair use”, in quanto trasformativo e privo di impatto dimostrabile sul mercato editoriale.
Tuttavia, ha chiarito che la sua decisione si applica unicamente a questo caso e non rappresenta una legittimazione definitiva per tutti i modelli AI.
Meta Platforms: critiche alla difesa e scenari futuri
Sebbene Chhabria abbia accolto le argomentazioni di Meta, ha anche criticato la pretesa secondo cui vietare l’uso gratuito di opere coperte da copyright bloccherebbe lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, definendola “sciocchezza”.
Inoltre, ha lasciato intendere che altri autori potrebbero avere più successo in eventuali cause future, se riusciranno a dimostrare danni di mercato reali. Il giudice ha anche specificato che resta aperta un'accusa separata relativa alla possibile distribuzione illegale delle opere via torrent.
AI e copyright: un contesto legale nuovo e in evoluzione
La sentenza si inserisce in un quadro legale in piena trasformazione. Solo pochi giorni fa, un’altra decisione simile ha coinvolto Anthropic, la società che sviluppa il modello Claude, a cui è stato riconosciuto il fair use, ma con riserve sul metodo di acquisizione dei dati.
Il giudice ha infatti affermato che il download di opere piratate resta perseguibile, anche se in seguito si acquistano copie legali. Queste sentenze indicano che i tribunali sono ancora alla ricerca di un equilibrio tra tutela del diritto d’autore e sviluppo tecnologico.