Netflix ha ottenuto un prestito ponte per rifinanziare una parte dei 59 miliardi di dollari di capitali esterni a sostegno della sua offerta da 82,7 miliardi di dollari per Warner Bros Discovery. La cifra raccolta dal colosso dello streaming è così suddivisa: 5 miliardi di dollari tramite una linea di credito revolving, in scadenza nel 2030 oppure tre anni dopo il completamento dell’operazione; 20 miliardi di dollari attraverso due finanziamenti term loan a utilizzo differito da 10 miliardi ciascuno, con scadenza rispettivamente tra due e tre anni. Restano 34 miliardi di dollari che verranno collocati in sindacazione, ossia non ancora distribuiti a un gruppo di banche o investitori ma che saranno offerti e ripartiti successivamente.
I prestiti ponte servono a coprire esigenze di finanziamento immediate e sono generalmente utilizzati per preparare operazioni di acquisizione. Di norma hanno una durata di settimane o mesi, prima di essere sostituiti da finanziamenti più permanenti e soprattutto meno costosi. Tuttavia, rivestono un ruolo importante perché consentono di creare rapporti solidi tra banche e aziende e mettono in competizione gli istituti di credito per aggiudicarsi le operazioni disponibili.
Tra le banche che hanno affiancato Netflix nella concessione dei prestiti ponte figurano Wells Fargo, BNP Paribas e HSBC. È molto probabile che Netflix ricorra ai mercati dei capitali per ridurre ulteriormente il prestito ponte ed estendere le scadenze del debito. Il gruppo beneficia attualmente di un rating A3 di Moody’s e A di S&P Global Ratings.
Netflix: ecco perchè la sua offerta per Warner è la migliore
Netflix si è trovata coinvolta in una battaglia serrata con concorrenti del calibro di Comcast e, soprattutto, di Paramount Skydance per l’acquisizione di Warner Bros Discovery. Dopo l’accordo con il management della major cinematografica, che valuta la società 27,5 dollari per azione in un mix di contanti e titoli, il gruppo di Los Gatos è stato scavalcato da Paramount, che ha lanciato un’OPA ostile da 30 dollari per azione, interamente in contanti, per un controvalore complessivo di 108,4 miliardi di dollari.
La differenza tra le due offerte non riguarda solo il prezzo, ma anche il perimetro degli asset. Netflix punta esclusivamente sugli studi cinematografici, su HBO e sulle attività di streaming di Warner, mentre Paramount mira ad acquisire anche tutte le proprietà televisive via cavo. Nei giorni scorsi, Paramount ha sostenuto che la propria offerta sia nettamente più vantaggiosa e presenti minori criticità sul piano regolamentare.
Tuttavia, né la politica statunitense né il Consiglio di amministrazione di Warner condividono questa lettura. Nell’ultima assemblea, infatti, il board ha respinto l’offerta più elevata, confermando l’accordo con Netflix e invitando gli azionisti a non aderire all’OPA ostile.
Le ragioni sono molteplici. In primo luogo, l’offerta di Paramount è giudicata finanziariamente più rischiosa, a causa dell’elevato indebitamento previsto dall’operazione. Inoltre, l’accordo con Netflix viene ritenuto dotato di maggiori garanzie di esecuzione e di una struttura di finanziamento più solida. La proposta Paramount è stata considerata meno vantaggiosa per gli azionisti, oltre che accompagnata da maggiori incertezze regolamentari e industriali. A ciò si aggiungono i potenziali ostacoli antitrust e le difficoltà di integrazione tra i due gruppi media.