MPS negli anni è stata al centro di numerose vicende torbide associate a una cattiva gestione della banca, che hanno determinato il dissesto dei conti aziendali. Per questo l'istituto finanziario ha dovuto ricorrere a ben sette ricapitalizzazioni in 14 anni, l'ultima a ottobre del 2022 ( Aumento di capitale MPS: tutto quello che c'è da sapere), con l'intervento dello Stato costantemente presente per evitare il default. Spesso la banca è stata a un passo dalla bancarotta, ma si è fatto di tutto per evitarla, anche con denaro pubblico, perché il colosso finanziario di Rocca Salimbeni è classificato dalla Banca d'Italia come istituto di credito sistemico, ovvero troppo grande per fallire. Dopo anni di fatti incresciosi, vediamo oggi chi sono gli azionisti della controversa banca italiana, prendendo a riferimento i dati aggiornati che risultano dal sito della società.
MPS: chi sono i principali azionisti
Secondo il Regolamento Emittenti, i soggetti che possiedono una partecipazione superiore al 4% nel capitale di una società sono obbligati a darne comunicazione alla Consob. Alla luce di questo, i principali azionisti sono i seguenti:
Ministero dell'Economia e delle Finanze
La Banca Monte dei Paschi di Siena è controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, che detiene una partecipazione del 64,23%, corrispondente 809.098.858 azioni. La storia della presenza dello Stato nella banca inizia nel 2012, quando il governo presieduto da Mario Monti effettua un prestito obbligazionario da 4 miliardi di euro. Il denaro serve per allineare MPS alle raccomandazioni dell'Autorità Bancaria Europea ( EBA), che aveva lanciato un allarme per la quantità enorme di titoli di Stato italiani che l'istituto deteneva in portafoglio. In quel periodo storico molto turbolento a causa della crisi del debito sovrano in Europa, i bond del Tesoro italiano rappresentavano un rischio per la stabilità della banca.
Il finanziamento viene restituito, ma una parte degli interessi dovuti è corrisposto in azioni. È a quel punto che il Tesoro entra nel capitale di MPS nel luglio del 2015 e partecipa all'aumento di capitale da 230 milioni di euro che assegna al MEF una quota del 4%. Solo un paio di mesi prima dell'ingresso dello Stato, si era attuato un altro aumento di capitale di quasi 3 miliardi di euro.
I guai per l'azienda di credito sono però appena iniziati, perché nel luglio del 2016 l'EBA lancia un altro forte avvertimento: i conti di MPS sono molto vulnerabili e nello scenario più avverso l'istituto senese potrebbe fallire a causa di perdite insostenibili. Non trovando altre vie per rafforzare il patrimonio, la banca procede con una nuova ricapitalizzazione nel 2017 per 8,327 miliardi di euro, di cui 5,4 miliardi sottoscritti dal MEF. La partecipazione del governo sale in questo modo al 68%, fino a ridursi gradualmente al 64,23% nel corso degli anni. Nell'ultimo aumento di capitale, il Tesoro ha sottoscritto interamente la parte di competenza sborsando una cifra di 1,6 miliardi di euro.
Il salvataggio pubblico di MPS si è reso possibile solo perché l'Europa ha messo una condizione, ovvero l'impegno del governo di privatizzare la banca in un ambito di ristrutturazione aziendale entro certi termini. Le trattative con gli istituti di credito da parte dello Stato per cedere le quote però non sono andate a buon fine. In particolare, UniCredit sembrava la più accreditata a rilevare la banca toscana, ma le condizioni poste dalla seconda azienda di credito italiana sono state giudicate irricevibili dal governo. L'Unione Europea ha accettato quindi di effettuare una proroga delle scadenze, mentre il MEF è alla continua ricerca di un compratore in grado di acquisire MPS. Al momento sul tavolo vi sono due opzioni: una è sempre UniCredit, che potrebbe rilanciarsi dopo i fallimenti nei colloqui precedenti; l’altra è Banco BPM, per quanto l'istituto veneto abbia mostrato perplessità a lanciarsi in un'operazione giudicata troppo grande e rischiosa.
Altri
Gli altri azionisti che fanno parte del capitale sociale di MPS complessivamente costituiscono il 35,77% dell'azionariato. Qui non vi sono investitori rilevanti, con la gran parte dei titoli che viene scambiata sul mercato (flottante al 27,8%). Dopo l'ultimo aumento di capitale, la compagnia assicurativa francese Axa deteneva 100.008.907 azioni direttamente o indirettamente, pari a circa il 7,94% del totale. Tuttavia, a fine febbraio 2023 ha ceduto quasi tutta la quota attraverso la formula dell'accelerated bookbuilding, ossia rivolgendosi a investitori istituzionali. Di conseguenza, mantiene una partecipazione solo dello 0,0007%.